Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Tuesday, June 20, 2006

Realismo

Che poi uno dice: vabbé, l'ex re rubava, riciclava, commerciava, prostituteggiava, ma almeno era regale. Voglio dire, se leggi i verbali non sarà roba tipo Moggi o tipo i pizzini di Provenzano (per altro ottima annata per la nostra immagine all'estero) come "aoh, mo' aqquello ye spaccamo la faccia". Ma qualcosa come "Messere, la prego di depositare la cifra pattuita con il Visconte di treccase sul mio conto, per questo servigio riserverò per lei una quota dei miei possedimenti agricoli".
E invece:
Il 13 marzo, parlando al telefono con Alberto Bochicchio, Vittorio Emanuele commenta la trasmissione di Lucia Annunziata "1/2 ora" abbandonata da Berlusconi: "Io le avrei tirato pugni in bocca e le avrei spaccato il naso, è veramente una comunista z...... e b...... come la fame" (da www.repubblica.it)

Saturday, June 17, 2006

Cal-do/cio

Quando poi fa caldo, fa caldo davvero. Si cambia di dieci gradi in due giorni. E ci si lamenta come prima si faceva del freddo. La città risplende, i parchi sono pieni come le galeries la fayette il weekend, il consumo di liquidi aumenta drasticamente. Ma se vuoi andare in una piscina all’aperto c’è un’ora di coda. Se prendi il Metro rischi lo svenimento, i ristoranti con terrazza sono pieni, il mare è lontano. In poco tempo ho cambiato le mie idee circa il cinema d’estate. Ottimo luogo in cui stare al fresco un paio d’ore (arrivare in anticipo è consigliato). Film: “Bled number one” una serie di storie dure trattate con leggerezza che si incrociano senza mai terminare in un villaggio al sud dell’Algeria. “Seven Chances” di Buster Keaton: lui deve sposarsi entro le 7 di sera per ricevere un’eredità milionaria. Idee cinematografiche geniali (il tempo che passa, mostrato attraverso il cane che cresce), sequenze comiche ancora valide a 70 anni di distanza (lui inseguito da pietre rotolanti e spose furiose). Capolavoro.
Oppure si possono scegliere i musei. L’Orangerie riapre dopo sei anni. Le ninfee di Monet sono finalmente ben illuminate (muri bianchi, luce naturale filtrata da un telo sul soffitto a vetri), da lontano ci si immerge nelle macchie di colore senza forma, si va alla deriva. Da vicino si seguono i tratti del pennello, la materia blu, verde, gialla. Poi a sorpresa una collezione bellissima tra Modigliani, Picasso, Utrillo, quello che Paul Guillaume non ha venduto.
Lo stesso pomeriggio al Louvre, ora tarda, museo deserto, poco tempo ma in libertà.
Johannes, che è stato con me tutto il giorno, passando a fianco di un piccolo giardino vicino alla Senna in cui abita una statua di Voltaire crea la frase perfetta per definire l’unicità di Parigi:

“In Germania nei giardini mettiamo gli gnomi, qui c’è Voltaire”

Mi chiedono poi di come sia la Coppa del Mondo in uno studentato pieno di gente ad tutta Europa. Molto sportivo, si guardano le partite con i rappresentanti nazionali delle squadre. Stereotipi a pioggia (gli italiani segnano e poi fanno catenaccio, i tedeschi solo di testa). Fortunatamente il pareggio della Francia permette la rivincita alla minoranza estera. L’unica cosa su cui tutti concordano è il contro-tifo per l’Inghilterra, che ci mette del suo giocando malissimo. E’ bello sentirsi chiedere “Quando giocate voi?”. Ma per apprezzare la ricchezza multiculturale del posto non c’era bisogno di aspettare il calcio, bastano quattro chiacchiere la sera, una passeggiata in un parco, cucinare insieme.

Friday, June 09, 2006

Mari

Assenza lunga e ingiustificata. Non mi sorprenderei se il mio schermo fosse l'unico a leggere queste righe, sarete già tutti scappati al mare. Io ci ho provato. Una prima volta in Normandia, per dare l’addio alla casa di Benjamin (festa alla sera, mi lasciano la cucina: 4 chili di pasta, pomodori, tonno, olive, formaggi, pancetta, mais). L’unica acqua toccata è quella della piscina al mattino. Per la prima volta capisco l’utilità di una piscina al mattino. Non andare alla deriva oliati sotto il sole con un cocktail e la musica di Simon and Gurfunkel (vd. il Laureato), ma buttarcisi la mattina per svegliarsi. Scopro anche che in Germania un buon modo per riprendersi dai postumi di una festa notturna è fare colazione con brodo e maccheroni. Questo non lo sperimento. Il mare vero ha ancora un’aria troppo fredda per essere avvicinato, sulla spiaggia si depongono chili di alghe. Il battello che va in Inghilterra pare ci metta 4 ore, ma 6 se parte la sera, per non arrivare troppo presto.
Passata la Normandia rientro qualche giorno in Italia, un temibile esame di francese mi attende a Bologna, il mare mi attende a Rimini. I bollettini sono: caldo, caldissimo, estate. Arrivo e dal treno si scorge la neve sull’appennino emiliano. Bollettini sbagliati? Tempo cambiato all’ultimo. Resterà freddo e umido per tutta la settimana. Di cosa ha voglia un italiano rientrando in Italia? Pizza, sole, battute sulla politica, quattro chiacchiere con amici, anche a mezza voce tanto ci capiamo.
Di cosa si ha voglia rientrando a Parigi? Di passeggiare molto, di musei (expo Godard al Pompidou, inutile e senza pretese), di negozi di macchine fotografiche (La maison du Leica, vicino a Bastille, vetrine invalicabili) di cinema in lingua originale (Marie-Antoinette di Sofia Coppola: carino, ma disturba un po’ nella pretesa di attaccare le sceneggiature del film adolescenziale un po’ ovunque, dalla musica ai vestiti rosa, alle lacrime represse). Caldo, sole, giardini, voglia di camminare. Mondiale di calcio imminente in un foyer dove non ci sono più di tre persone della stessa nazionalità.