tombe, jazz etc.
Può capitare che un pomeriggio si abbia la vaga sensazione che Parigi abbia dato ormai tutto. Conosci gli angoli dove c’è vento, e quelli silenziosi. Disponi degli scorci come di istantanee da incollare alle situazioni. Qui si mangia bene, là sono antipatici, la prossima a destra, tra poco ci siamo. Non dico che arrivi ad annoiarti, ma non pensi più alla sorpresa, ecco.
Poi quando hai un’ora di tempo prima di lezione decidi di cercare quel piccolo cimitero a Montmartre di cui hai visto una foto, un giorno. Cimiteri Saint Vincent, vicino al Lapin Agile. Per un buon tratto vedi solo un muro coperto di rampicanti, chiedi indicazioni: svolta a destra poi ancora una volta. Entri in un quadrato in pendenza, avvolto dalle case, un orto con tombe al posto dei pomodori. Statue verde rame, pensatori e amanti come al solito. Gli alberi della via centrale sono stati piantati da poco, più in alto una terrazza riservata ai primi abitanti del cimitero. Di corsa a lezione dopo una visita veloce. Scattare foto alle statue è un piacere, tengono sempre la posa che richiedi, anche mentre gli giri attorno. Non sempre è così: potrei fare un port-folio di foto mancate. Marais: via stretta, due uomini vestiti in completo rabbinico cercano di partire in bicicletta, dondolano un po’ appoggiando sui pedali. Non faccio in tempo a regolare il fuoco che il pilota ha l’unico scatto da velocista della sua vita e svolta a sinistra. A Montmartre, gatto alla finestra con tenda mossa dal vento, mi fissa, pare non abbia nessuna intenzione di rinunciare al suo momento di celebrità. Ma uno dei mezzi più rumorosi di questa terra (camion nettezza urbana) arriva a disturbare l’idillio, lui scappa e non si ripresenta più. Potrei aggiungerne decine.

Mercoledì si passa invece alla classe di Enrico Pieranunzi. Stile da grande pianista, girocollo
