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Per chi capitasse ancora qui rimando al mio nuovo blog:
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e alle mie foto su Flickr
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Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.
Per chi capitasse ancora qui rimando al mio nuovo blog:
Almeno una pagina di chiusura ve la devo. Ma non diciamo di chiusura, chiamiamola “pausa”: estiva didattica, esistenziale. Fate voi.
Che poi uno dice: vabbé, l'ex re rubava, riciclava, commerciava, prostituteggiava, ma almeno era regale. Voglio dire, se leggi i verbali non sarà roba tipo Moggi o tipo i pizzini di Provenzano (per altro ottima annata per la nostra immagine all'estero) come "aoh, mo' aqquello ye spaccamo la faccia". Ma qualcosa come "Messere, la prego di depositare la cifra pattuita con il Visconte di treccase sul mio conto, per questo servigio riserverò per lei una quota dei miei possedimenti agricoli".
Quando poi fa caldo, fa caldo davvero. Si cambia di dieci gradi in due giorni. E ci si lamenta come prima si faceva del freddo. La città risplende, i parchi sono pieni come le galeries la fayette il weekend, il consumo di liquidi aumenta drasticamente. Ma se vuoi andare in una piscina all’aperto c’è un’ora di coda. Se prendi il Metro rischi lo svenimento, i ristoranti con terrazza sono pieni, il mare è lontano. In poco tempo ho cambiato le mie idee circa il cinema d’estate. Ottimo luogo in cui stare al fresco un paio d’ore (arrivare in anticipo è consigliato). Film: “Bled number one” una serie di storie dure trattate con leggerezza che si incrociano senza mai terminare in un villaggio al sud dell’Algeria. “Seven Chances” di Buster Keaton: lui deve sposarsi entro le 7 di sera per ricevere un’eredità milionaria. Idee cinematografiche geniali (il tempo che passa, mostrato attraverso il cane che cresce), sequenze comiche ancora valide a 70 anni di distanza (lui inseguito da pietre rotolanti e spose furiose). Capolavoro.
Assenza lunga e ingiustificata. Non mi sorprenderei se il mio schermo fosse l'unico a leggere queste righe, sarete già tutti scappati al mare. Io ci ho provato. Una prima volta in Normandia, per dare l’addio alla casa di Benjamin (festa alla sera, mi lasciano la cucina: 4 chili di pasta, pomodori, tonno, olive, formaggi, pancetta, mais). L’unica acqua toccata è quella della piscina al mattino. Per la prima volta capisco l’utilità di una piscina al mattino. Non andare alla deriva oliati sotto il sole con un cocktail e la musica di Simon and Gurfunkel (vd. il Laureato), ma buttarcisi la mattina per svegliarsi. Scopro anche che in Germania un buon modo per riprendersi dai postumi di una festa notturna è fare colazione con brodo e maccheroni. Questo non lo sperimento. Il mare vero ha ancora un’aria troppo fredda per essere avvicinato, sulla spiaggia si depongono chili di alghe. Il battello che va in Inghilterra pare ci metta 4 ore, ma 6 se parte la sera, per non arrivare troppo presto.
Può capitare che un pomeriggio si abbia la vaga sensazione che Parigi abbia dato ormai tutto. Conosci gli angoli dove c’è vento, e quelli silenziosi. Disponi degli scorci come di istantanee da incollare alle situazioni. Qui si mangia bene, là sono antipatici, la prossima a destra, tra poco ci siamo. Non dico che arrivi ad annoiarti, ma non pensi più alla sorpresa, ecco.
Le settimane vanno sempre più veloci. Per esempio non so più quando collocare un gelato al caramello al burro salato da Berthillon, sull’Ile saint louis. E nemmeno “La donna di Shanghai” di Orson Welles con la Hayworth (seguito da “Gilda” in cui lei appare strappando applausi a ogni movimento dei capelli, uomini svengono in sala quando canta “put the blame on mame, boy” mentre si sfila il lungo guanto nero). In compenso so di venire da una notte al cinema (Nuit Almodovar allo Champo). Volver è un capolavoro, forse il suo film migliore. Citazioni di cinema italiano, pale per l’energia eolica nella mancha dei mulini a vento di Cervantes. Almodovar sa penetrare nel senso comune per servirsene a piacere. La satira della Tv non è mai stata così feroce, la sceneggiatura è sempre geniale. Colori caldi, sensuali, Hopper soprattutto. Le vite si intrecciano davanti alla camera, sembra tutto separato, ma qualcosa lega sempre ogni molecola alle altre. Riflessione sul potere evocativo del cinema. Morti tornano in vita, si possono spiare il quotidiano e il soprannaturale allo stesso tempo. Penelope Cruz, mai cosi bella, è ripresa come una diva popolare italiana. I sentimenti e i ricordi sono vivi negli oggetti, non apparizioni eteree (fumo, arpe, luce diffusa) ma carne e ossa. I personaggi cambiano identità e ruoli secondo l’improvvisazione scenica, la musica spagnola non lascia respirare. Gli altri due film della notte sono “Tacchi a spillo” e “Matador”. Meglio il primo del secondo, la scena con la traduttrice per sordo-muti è da storia del cinema. Sempre in settimana “Hable con ella”, uno dei film più forti mai realizzati. Movimenti della camera misurati, tema? vita, morte e altre sciocchezze. Come viviamo, per noi, per gli altri.