Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Monday, November 28, 2005

Soixante et quatrième jour

Sabato Parigi si sveglia con la neve. Zero gradi, fiocchi consistenti. Prima missione mattutina andare in rue Montgallet a comprare un hard disk esterno da Surcouf (Naima: “Già che sei li mi compri una stampante?”). Dovete sapere che rue Montgallet si prolunga fino a Boulevard Daumesnil e raccoglie il più alto numero di negozi di informatica di Parigi. Molti a gestione cinese, con prezzi da componenti “cadute dal camion”. Un negozio di 20 metri quadri ha Tutto. Probabilmente questi imbottiscono i materassi con schede di memoria, fanno il bagno tra i mouse, hanno monitor al posto degli specchi. La materia si autogenera da un magazzino inesistente. La mia scelta però è arrivare a Surcouf, in fondo alla strada, magazzino di tre piani con prezzi leggermente più alti, ma prodotti in garanzia. Tornato al foyer innevato e carico di tecnologia Sonia lancia la sfida su internet “Gara di foto di Parigi innevata”. Accetto, vado al mercato, Rocamadour e Cabecou, uova, zucchine. Progetto: chevre chaude a pranzo e omelette a cena. Alle 14 esco con Johannes e Naima. Destinazione Place des Vosges. Ormai ha smesso di nevicare, è rimasto poco, le foto si scattano strategicamente, evitando le parti di terra non imbiancata. Le “opere” sono coperte dal segreto del concorso -per ora rimandato causa non neve- ve ne mostro solo una, per depistare l’avversario. Dato che non vale la pena continuare la caccia alla neve andiamo al Louvre, dove continuiamo la parte nordica arrivando a Vermeer, Borch, Metsu, Van Ostade, Holbein. Robetta.
Torniamo a casa non troppo tardi, decidiamo di uscire la sera e rimandiamo l’omelette a domani, stasera hamburger. La voglia è rimasta dalla settimana scorsa, quando il paninaro era chiuso.
Dopocena la destinazione è Rue Oberkampf, c’è un concerto gratuito di jazz manouche, ma abbiamo scelto troppo bene. Bel posto, gran musica, fila per entrare. Ripieghiamo in Rue Saint Maur, in un caffè anonimo dove c’è una sgangherata jam session di blues. Bravi i suonatori, tremendo il cantante. Fortunatamente ci sono molti pezzi strumentali. E’ la sera, finalmente, del Beaujolais nouveau, il “Bojo”. Il nostro novello, un vino fresco, con pochi gradi, un’istituzione autunnale. Siamo tutti un po’ stanchi, non c’è molta comunicazione, ma la serata passa bene; è bello uscire e rientrare insieme, senza l’obbligo di separarsi dopo il caffè.

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