Soixante et unième-deuxième jour
Mercoledì mi sveglio preparando il mio kit di sopravvivenza “corsi in tutta Parigi”. Dovrò rimbalzare tra EHESS Sorbonne e Institut de France: zaino leggero, fogli, penna. Il primo corso è il seminario di semiotica: analisi del rapporto testo-immagine nelle opere che rappresentano la vita di S.Francesco (Giotto, S.Bonaventura ..). Il secondo corso è in fondo a Boulevard Saint Michel, scendo vicino alla Senna e cammino in un’aria di gelo. Non si arriva più a questo seminario di Fontanille. E comunque è tutto inutile, lui non è là. Tempo sprecato, Ritorno verso la Sorbonne con una ragazza che studia teatro e segue la semiotica. In Francia ormai si pensa che a livello teorico si è fatto tutto, basta applicare ora. Una scienza morta in pratica. Mi fermo alla Sorbonne un po’ disorientato, pensavo a una giornata piena e invece eccomi qua demunito di libri e idee. La biblioteca è piena, il sole c’è e il freddo pure. Sono in Place de la Sorbonne senza una meta. Mi guardo intorno, la vittima preferita dei cacciatori di sondaggi. E infatti “Posso disturbarti? Stiamo facendo un’inchiesta…” Ma si, cosa mi cambia. Finisco in una cabina a simulare un gioco cooperativo con altri quattro esemplari umani. E mi guadagno un buono per un caffé a Dozen Bar. Poi entro in libreria, compro una collezione di Boris Vian, vado da Gibert Jaune, cerco libri in inglese con scarsa riuscita. Allora giro a destra, verso il Luxembourg. Mi siedo un po’ a leggere Le Monde finché i primi evidenti segni di ipotermia non mi consigliano di alzarmi. Vado a vedere quel bel negozio di teiere in rue de l’Odeon, risalgo alla Sorbonne, entro nella libreria Vrin. Vago. Il terzo corso è alle 5, mancano venti minuti. Mi avvicino all’anfiteatro e leggo un po’. Alle 5 entriamo. Arriva una ragazza che non è la prof. “Madame Brunetiére elle n’est pas là aujourd’hui”. Non è possibile. Una giornata strapiena si fonde in una tiepida apatia senza scopo. Torno al foyer, ceno e la sera non ho nemmeno voglia di andare alla Cinémathéque.
Giovedì mattina ho un corso di un tal Alain Touraine all’EHESS. Il buonuomo ha 80 anni, ma risponde a ogni tipo di domanda, vuole interventi, vuole collaborazione, non è qui per declamare teorie. Del corso parlerò più avanti, quando entreremo nel dettaglio. Per ora mi limito a riciclare un consiglio: formatevi come intellettuali, fuori dalle divisioni socio|filo|semio| “Vent’anni fa io e Barthes avevamo organizzato un seminario sotto la direzione di LeGoff (Touraine, Barthes, LeGoff : la santa trinità n.d.r.) e ai giornalisti che ci chiedevano che definizione davamo di noi stessi abbiamo detto “intellettuali” cosa che non ripeteremmo oggi”. Rientro con lo spirito risanato, e senza bisogno di arrivare a Compostela. Il resto del giorno resto a studiare, con mille domande su cosa fare di quel gomitolo di possibilità che si ha in dotazione a vent’anni.
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