cinquante et troisième \ quatrième jour
Lunedì il mal di gola è ufficiale. Fortunatamente non ho corsi al mattino. Resto a casa a studiare e compro uno spray adatto. Alle 18.30 alla Bnf c’è un incontro con 12 scrittori rumeni, ci vado con Aurora. In realtà questa sera ci mostrano soltanto un filmato di interviste. I più interessanti sono Agopian e Zografi, ironici e taglienti. Gli altri sono un po’ metafisici in generale. C’è addirittura qualcuno che dice che con il regime c’era più coesione tra gli scrittori, ora no. I poeti sono anticorpi sociali, per questo ce ne sono ancora pochi in Romania. Dopo il video c’è un buffet, mangiamo qualcosa e beviamo champagne. Aurora scambia qualche parola con Agopian, poi chiacchieriamo con un ragazzo rumeno che è qui in dottorato e torniamo a casa. Ho già mangiato abbastanza e la mia boite la regalo a uno spagnolo senza cibo, come sono caritatevole.
Martedì: oggi ho il mio exposé su Luther Blissett. Mi sveglio ammalato quanto basta, prendo pasticche per influenza e spray per la gola. Alle 9 ho un corso che non posso saltare. Ci vado come uno zombie in metro, arrivo e mi rendo conto di aver dimenticato le fotocopie che dovevo portare al prof. Poco male, le farò io per tutta la classe (sei persone) non torno certo a prenderle. Si parla di Ulrich Beck e riesco persino a fare qualche intervento, mi sento un po’ meglio. Alle 11 torno a casa e mi dedico alla dolce vita del malato, sdraiato a letto a leggere e bere tè bollente. Non si può abolire l’influenza, è così piacevole lasciarsi andare alla mollezza di qualche giorno di riposo.
L’exposé è alle 17, ci arrivo abbastanza in forma -piove pure-. Dovrebbe durare mezz’ora, ma finisce in quasi un’ora tra spiegazioni e commenti. I francesi non sapevano niente di Blissett, ho mostrato qualche immagine - e un pezzo di “la spada nella roccia!- per tenerli svegli. C’est bien passé.
20.30 avant-première di “Los tres entierros de Melquiades Estrada” di Tommy Lee Jones. A Cannes Miglior Attore (Jones) eMiglior sceneggiatura (Arriaga). Mi sento meglio e ci vado. Cambio metro a Chatelet. Nel passaggio ci sono due ragazzi con sax e contrabbasso. Lui inizia a suonare Leap Forg di Charlie Parker in una maniera sorprendente. Dono un euro e resto ad ascoltare. La fa più veloce addirittura, accelera, sale e scende come una spider fuori controllo. E’ piccolo e viene spinto indietro dalla forza con cui soffia, una cosa mai vista. Lascio un biglietto “Si vous jouez quelque part à Paris envoye moi un message” con la mia mail. Spero mi scrivano, non è possibile che due così suonino solo nel metro.
Arrivo a bocca aperta al Centre Pompidou. La sala è bella, il film pure, violento e crudo a volte, ma ambientato sulla frontiera tra Messico e Texas. La migra è padrona del luogo, il Texas è la vera America, non quella di Woddy Allen. Echi di John Ford a ogni inquadratura.
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