Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Sunday, November 06, 2005

quarante et quatrième jour

Il sabato è sempre puntuale in fondo alla strada. Ti aspetta paziente, sa che non mancherai. La notte prima apparecchia una giornata liscia, piena di possibilità che qui si respirano con lo smog. Al mattino vado in piscina, poi a fare spesa con Robert e Johannes. Compro un pezzo di formaggio di cui non ricordo il nome, mezza baguette, un salamino, dell’insalata. Alle 15 nell’anfiteatro grande della Bnf c’è una conferenza su Ricoeur organizzata da France culture. La potrete ascoltare il 24 dicembre. Quattro personaggi, equamente divisi per sesso, si confrontano e intervengono. Ce n’è per tutti: filosofia, storia, diritto, morale. Non si può certo dire che quest’ uomo fosse ossessionato da un tema fisso e chiuso agli altri domini. E’ un pensatore che sta bene in ogni salsa e può essere estremamente intelligente se ne fate un buon uso. Una cosa che dispiace è che qualcuno senta l’esigenza di pescare nella biografia privata, come se 25 opere pubblicate e più di 60 anni di attività non bastassero.
Prima di tornarmene a casa prendo un tè sulla terrazza affacciata sul cortile interno. Forse perché mi piace tornando vado da Casino, un supermercato più serio di Leader Price, dove con lo stessa spesa di una settimana di viveri compro uno shampoo e un tè verde alla menta.
La sera con Naima e Johannes andiamo a Saint Germain a vedere Match point di Woody Allen. Il suo primo film girato a Londra e per la prima volta con musica lirica italiana invece del jazz riservato a New York. Restano le inquadrature, la camera che segue la gente che cammina da un lato, leggermente più avanzata per farci vedere cosa c’è dietro l’angolo. Allen non c’è, ma il film è davvero grande, senza dubbio. Così diverso dai suoi in cui la crudeltà restava sotto la commedia. Qui siamo in piena Jane Austen, i fondamenti economici della società sezionati da un analista spietato. La cura degli ambienti è come sempre maniacale, siamo nell’alta borghesia. Ricorda un po’ l’Altman di Gosford Park e fa pensare a un regista fisicamente molto più imponente di Allen, un regista -appunto- da musica lirica, non da clarinetto. Il film verso la fine è la traduzione praticamente esatta di un libro: X di X. Non ve lo dico perché se lo avreste capito comunque vi tolgo il gusto. Comunque all’inizio c’è un indizio. E’ veramente gratificante scoprirlo, e raccontarlo agli amici: avete letto …?? E’ la citazione precisa! Davvero? Comunque è un classico, non un operetta minore non preoccupatevi -oppure si se non lo capite-.
Torniamo a casa e approfittiamo del mio tè alla menta chiaccherando in camera mia, ormai appuntamento fisso.

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