Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Tuesday, October 25, 2005

treinte et neuvième jour

Mattina da cenerentola. Mentre lavoro al computer lavo un po’ di cose. La domenica mattina qui è territorio di conquista, deserto. Benissimo per lavorare e lavare, lava et labora. A mezzogiorno appare Johannes nelle vesti del Satana tentatore. Una passeggiata? Un caffè oggi pomeriggio? La giornata è effettivamente bella, blu quanto basta. Finisco le mie cose e cedo. Camminiamo per il boulevard insieme a Bader -?- il suo coloc. del Marocco. All’angolo i non in ramadan prendono qualcosa da mangiare in una boulangerie: pain au chocolat lui e viennoise au chocolat io. Spizzico. Arriviamo a Pére Lachaise: “Come non ci siete mai stati?” tuono. “Entriamo” rispondono. Vaghiamo senza meta in questo luogo tutto fuorché spettrale, dove si cammina e si ride, alla facciaccia della morte. Pensiamo a un’ ambientazione Burtiana, alcune tombe sono talmente grandi da poterci abitare. Ci imbattiamo per caso in Proust, Wilde, Edith Piaf. Salutiamo con deferenza e continuiamo. Sic transit gloria mundi. Ogni tanto ci si sente ignoranti a non conoscere “Colui il quale ha reso grande la sua patria” o “Uomo di lettere di fama mondiale”. Ma contiamo sull’esagerazione degli epitaffi. Rientriamo, compriamo il necessario per un’amatriciana a regola d’arte con pasta Panzani, quella di Barthes. L’alba della critica pubblicitaria: un uomo -non qualsiasi- cammina per strada e vede una pubblicità di pasta italiana.
Preparo e mangiamo, sempre riferito a chi non è in ramadan. Non credo che ce la farei, più che Allah potè il digiuno. Dopo pranzo abbiamo un piano infallibile. Moschea di Parigi e Jardin des plantes. Fermata Jussieu. La moschea è bella ok, tutta decorata all’interno, bianca fuori, gente che prega lamentosa eccetera. Il caffè della moschea è un gioiello. Un po’ “uomo che sapeva troppo”, un po’ Casablanca. Alberi, uccelli, profumi orientali, tè alla menta. C’è troppa gente, ma ci ritorneremo. Il jardin des plantes ha un viale bellissimo con due pareti di alberi e un cielo che ci sta proprio bene. In fondo, sulla Senna ci sono delle discutibili sculture all’aperto e l’ile Saint Luis. Sulla rive gauche l’edificio dell’Institut du mond Arab. Forse il più bel edificio moderno a Parigi. Tutto in vetro e tubi d’acciaio, con una libreria e un negozio di oggetti da mille e una notte. Sul lato interno decine di quadrati di lamiera che si modificano ogni giorno regolati da un computer, per riprodurre in chiave moderna le decorazioni arabe. Salite fino al nono piano e c’è una terrazza poco conosciuta di Parigi. Vedete tutto: Notre Dame da dietro, Bastille, un po’ di Beaubourg, tutta la Senna. Davvero una scoperta. Si può anche bere un caffè, ma è tardi. Usciamo e incontriamo Adriana a Notre Dame. Il mio piano è di andarmene alle 20 per andare a vedere La madre di pudowkin. Intanto però facciamo un giro nel quartiere latino e prendiamo un aperitivo in Rue de la Huchette. Chiacchieriamo e scherziamo, da parte spagnola c’è desiderio di imparare l’italiano, si progettano sessioni di scambio. Sono le 7.45. Ora, per andare a vedere un film russo muto degli anni venti, per quanto importante, ci vuole una certa disposizione d’animo. Se avete appena bevuto qualcosa con degli amici e state ridendo e scherzando non potete andarvene dicendo “vado a vedere un muto russo”. Non sta bene e non starete bene. Quindi propongo di vedere un film insieme dopocena. Accettano, ce la prendiamo calma. Il film non si realizzerà mai, finisce che per aspettare tutti e cucinare una cosa assurda che parte come frittata, ma diventa un pasticcione di spinaci pancetta e uova non del tutto disgustoso finiamo alla 22.30. Tardi per il film, ma abbiamo creato la prima ricetta di un tomo di cucina Erasmus. Dormiamo pacifici e gratificati.

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