Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Monday, October 24, 2005

treinte et huitième jour

Sabato. Samedi. Same day. “Le samedi et la piscine d'abord”. Vado in piscina e mentre nuoto penso a cosa fare di questa bella giornata di sole. Quando esco penso a cosa fare di questa media giornata di nuvole. Ho un appuntamento rimandato con il mio uomo delle ostriche. Il programma è di andare alla Villette, parco e Expo di Star Wars. Resto un po' indeciso poi esco. Passo dal mio uomo, compro otto ostriche, mi spiega come aprirle. Pago una cifra irrisoria. A Stalingrad cambio metro ed esco al sole, di nuovo. Il parco della Villette è un esperimento, riuscito, di ridare vita a una zona periferica. La Geode riflette il cielo e moltiplica i colori, sembra un cucchiaio in un quadro fiammingo, riflette, nega la superficie. Gli alberi, aceri soprattutto, sono rossi di un rosso acceso, non arancione. Molti bambini che giocano, un canale ed erba verdissima. Mi installo su una panchina e apro il mio sacchetto. Lotto con la prima ostrica, faccio un po' di danni prima di aprirla, poi imparo, ora vi insegno come si fa. Prendete la vostra ostrica, la tenete in mano volgendo il tallone verso di voi, sulla destra deve esserci un punto in cui le due valve si uniscono. Infilate li il vostro coltello senza affondare troppo, fate un po' leva e lo fate scorrere per tutta la lunghezza, dovete tagliare l'appiglio che tiene unite le due parti. State attenti a non infilzare la polpa altrimenti si apre e il gusto cambia. Deve rimanere un po' d'acqua che da' il gusto salato. Poi la risucchiate e mangiate un pezzetto di pane. Mangio ostriche al Parc de la Villette, in me mi sono compiaciuto. Butto i resti ed entro alla Villette, prima tappa il bagno per lavarmi bene le mani, non voglio dare l'impressione di aver lavorato all'acquario prima di venire qui. Prendo il mio biglietto con Yoda sul retro e tante stelle. Subito prima di entrare c'è già un pod, uno di quegli aggeggi con cui fanno le corse. L'Expo è veramente fatto bene (sorpresa!) tutto buio e con le pareti nere, al centro alcuni personaggi, dei maxischermi con gli estratti del film, un mezzo spaziale. Ai lati otto sale divise per pianeti e per capitoli del film. Ci sono spiegazioni scientifiche, i modellini originali, i personaggi a grandezza originale, i costumi, le spade laser, i backstage, Chewbecca e tutti gli altri simpatici amici con o senza pelo. C'è Dart Vader, il calco di Ian Solo, le guardie imperiali. Non sono un fanatico, altrimenti ci sarebbe da restarci secco, con tutti i disegni e i piani dei palazzi. Le famiglie portano i bambini, ma sono i genitori i veri interessati, li vedi spalancare gli occhi e perdere gli infanti. C'è una sorta di teatro dove si può esercitare la propria forza: mettendo una mano davanti a un sensore, se non la si muove la nave si solleva e voi siete il prescelto. Uscendo comprerei tutte le spade laser che incontro, ma soprattutto il portabiscotti a forma di C3-PO, feticcio del maniaco. Torno a casa per scrivere un po' il memoire di Soc. delle Soc. Europee. E pensare che avevo paura di non sapere scrivere in francese, essere obbligati è un buon modo per apprendere. Mangio della pasta con del formaggio e scappo alla Cinémathéque, c'è “Vivre sa vie” di Godard. Arrivo con 15 minuti di anticipo, ma non c'è più posto. Hanno sbagliato i calcoli. Pensavano ci fosse meno gente. Ma è Godard, dico io. Godard è la Cinémathéque. Sono molto deluso, hanno lasciato un po' di posti per l'acquisto su internet e si resta fuori. Non ci si può sedere sugli scalini, Ciné poco proletaria. Vago un po' per l'edificio di Ghery, che fare? Vedere il film delle 21.30? Tornare a casa e restarci? Uscire con qualcuno del Foyer? Mi siedo, mi rialzo, vago. Fuori piove. Smette, prendo la metro. Se incontro qualcuno bene, altrimenti serata in solitaria. Ho voglia di parlare francese, bere una birra e ascoltare jazz, mi muovo solo a queste condizioni. Che si realizzano tutte. Incontro Johannes e decidiamo di raggiungere Adriana e altre amiche spagnole al Mo's Bar, in rue Saint Jacques duecentoequalcosa. Ci mettiamo un po' perché le indicazioni sono sbagliate, cambiamo quattro metro, ma il posto vale la pena. Niente di speciale: birra buona, swing dal vivo, locale con due sale una piccola e l'altra piccolissima. Si chiacchiera molto, c'è un buon clima. Un'amica studia filosofia alla Sorbona. Tutti si lamentano un po', ci si aspettavano tutte cose molto più interessanti, o forse più cose precotte. Invece bisogna restare attivi e cercarsele, ma ci sono, questo è il punto d'arrivo. Rientriamo con l'ultima metro e da Nation si cammina perché non ce ne sono più.

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