Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Saturday, October 15, 2005

trentiéme jour

Grande evento. E’ arrivata la sorella. Con lei un’amica e un mucchio di aiuti umanitari. Biscotti, cioccolate, libro côte copine, pantaloni maglie côte mama. Povero me, emigrato a Parigi. E’ bello ricevere qualcosa da casa. Ero partito senza il kit dell’italiano all’estero -moka caffè parmigiano- ma mi ha raggiunto. Quanto mai gradito. Qui sulla pasta ci mettono il gruviera, e le mie lamentazioni sul caffè non potevano restare inascoltate. Merci à tous! La nostalgia passa per il corpo, quindi il cibo è il modo migliore per legare due istinti. Mi sento accudito. Se riuscirò a costruire una borsa nera del caffè e parmigiano italiano spedirò una parte dei proventi a casa. Se potessi avere mille lire al mese. Alle 9.30 vesto i panni della guida e del turista e vado alla Gare de Bercy a raccogliere ciò che resta di due ragazze dopo un viaggio notturno praticamente insonne. La giornata, anche oggi, è dalla nostra. Arriviamo all’albergo, lasciamo i bagagli e andiamo al Centre Pompidou, che fa sempre il suo dovere, molto ospitale. Luminoso e pieno di tubi. Da qui il Marais è una tappa obbligata, vietato tirarsi indietro. Museo Carnevalet e annesso giardino in soluzione unica, tanto per capire come funzionano le cose. Place de Vosges, panino e panchina. Foglie. Acqua. Ancora foglie. Davanti a noi pic-nic in piena regola. E foglie. Le viaggiatrici ritornano in albergo, poi fanno un giro a Saint Germain. Io torno al foyer e faccio un giro alla Sorbonne. Dovrebbe iniziare un seminario, ma oggi si presentano le equipe di ricerca. Ce ne sono decine (cfr. università italiane) tutte condotte da giovani laureati, ma aperte ai laureandi. Ci si incontra per discutere, in maniera informale. Per aprire nuove porte e chiuderne di vecchie. O nuovi orizzonti. O prospettive. Spazi. Territori. Cassetti. Magari non servono a niente, ma è bello poter dire “fondiamo un gruppo di ricerca” e sentirsi rispondere “si”.
Ci si ritrova per andare a cena a Montmartre. Incidente nella metro, riconfigurazione piano d’attacco. Arrivati là risaliamo Rue Lepic, salutiamo il bar di Amelie (les deux moulins, grazie Filippo). Vediamo un po’ menù e ci sediamo in rue des Abbesses. Carne e patatine fritte, essenza francese. Si continua verso Montmartre, place de Tertre e la torre che si illumina da lontano. Anche oggi giornata bellissima, sole e caldo.

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