Vingt et huitiéme jour
Per chi si fosse perso l’ultima puntata c’è un nuovo attore. Diego, nel ruolo de “Il coloc”, figura tipica della condizione studentesca francese. Costui si sveglia alle 7, io mi rotolo nel letto una mezz’ora in più. La giornata è bellissima, ho un corso alle 5 e non si possono buttare via mattina e pomeriggio in una stanza di 20 metri quadri. Urge un piano. Intanto inviare una mail alla Ciné per dire che “Si, voglio venire all’anteprima del film di Cronenberg il 19”. C’è il mercato, visto che Lipovetsky non vuole proprio farsi leggere decido di comprare qualcosa e andare a studiare al Jardin du Luxembourg. Passeggio un po’ tra i banchi, verso mezzogiorno iniziano le offerte al ribasso perché per l’una e mezza qui chiude tutto. Mi offrono un chilo d’uva a 1,90. Continuo e compro una fetta di Fromage de tete. Che detto cosi sembra una cosa uscita da un film horror, lui che trita la famiglia e ne fa cibarie da mercato, ma è una prelibatezza, una sorta di patè di carne. Torno indietro, ripasso al banco dell’uva e lei si ricorda che ero già passato e mi dice che l’uva è buonissima e ho già sentito che costa 1,90. D’accordo. Il prezzo è al chilo e almeno un chilo ve lo portate a casa, garantito. E’ un’uva dai chicchi tondi e piccoli, dolcissima. Prima di pranzare vado in piscina, anche se forse faccio più sport a salire e scendere dal quinto piano. Pranzo con il fromage, un po’ di insalata e del pane tostato comprato in blocco per fare i panini. L’uva la tengo per il Luxembourg, dove mi siedo su una di quelle sedie verdi con i braccioli, leggendo il libro e facendo cric croc con le foglie cadute. C’è molta gente che passeggia. Davanti a me sulla destra una massiccia signora di mezz’età vestita di viola e sulla sinistra una ragazza in jeans e maglietta. Entrambe leggono di spalle, vicino a un albero. Mi ricorda una foto vista alla Tate di una panchina della Brasserie Lipp su cui erano sedute due donne, con almeno cinquanta anni di differenza, che leggono. E’ del 1969 e l’ho ritrovata-ne sono fiero-. E’ un capolavoro, il modo in cui la signora che legge Le Figaro guarda la ragazza in minigonna. Il mio soggetto è un po’ diverso, ma in uno scatto si coglie cosa è cambiato nell’atteggiamento e nella moda tra una generazione e l’altra, tra un’età e l’altra. Gambe accavallate e borsa appesa allo schienale l’una, gambe su una sedia e borsa per terra l’altra. Ogni tanto c’è un po’ di vento che fa l’effetto palle di vetro con le foglie secche -vere- al posto della neve finta. In rue Saint Jacques ho scoperto un bar per studenti che ha espresso italiano, mi ci vuole prima della lezione. E’ davvero buono. Il ricordo dell’odore del caffè si acquisisce con imprinting in Italia, dovunque lo bevi dove c’è caffeina c’è casa. Sul muro una foto dei caffè sotto i portici di Piazza San Marco. Non esageriamo. Alle 17 inizia il corso di semiologia, alle 18 finisce perché c’è una riunione dei professori. Nel frattempo si ha giusto il tempo di riempire una griglia terrificante con i tratti +\- per analizzare un corpus. Siamo un pezzo indietro. Almeno parlo un po’ in francese e faccio un po’ di lessico. Ogni lezione inutile qui è comunque un corso di lingua, si può sopportare. Ritorno al foyer in tempo per cenare con gli altri, poi esco per andare alla Ciné. Per la prima volta viene anche Sonia. Il film è “The man who would be king” di John Huston, con Sean Connery e Michael Caine, tratto da un racconto di Kypling. Devo aggiungere altro? C’è l’India, un po’ di colonialismo, Alessandro Magno. Loro vogliono conquistare un paese sopra l’Afghanistan: “Se ce l’ha fatta un greco (Alessandro) possiamo farlo anche noi”. Fa veramente ridere, loro che cercano di insegnare le strategie e la disciplina militare a gente cresciuta tra le capre. Connery diventa un dio, Caine torna a raccontare la storia finita male. Un classico dell’avventura degno del miglior Indiana Jones. Anche perché personalmente preferisco Caine e Connery a Harrison Ford. Se non avete mai sentito la “sh” scozzese di 007 bisogna che troviate un film in lingua originale. Rientro a mezzanotte quando il coloc dorme già. Nessuno svegli il coloc, lo si scavalca e si va a dormire.
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