Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Tuesday, October 04, 2005

dixneuviéme jour

Sveglia alle 7. Fuori è buio, fuori è freddo, fuori è duro. Dentro è un buio artificiale, dentro è caldo, e soffice. Fuori è Parigi, la Sorbonne, la cartoleria di Saint Germain, i giardini che virano all’autunno. Dentro una camera di foyer, mobili di compensato, termosifone laccato bianco, pavimento verdino. Stevenson ha sicuramente pensato a Mr Hyde provando l’esperienza di risvegliarsi con un altro sé stesso nel letto. Pigro, ammaliante svogliato, subdolo permissivo, ingannatore dalle mille risorse. Quando Claudio la mattina si svegliò da sogni inquieti si ritrovò tramutato in un ottuagenario vestito di flanella. Fortunatamente riesco sempre a vincermi e surgo dalle mie ceneri. Un verricello o una serie di pistoni idraulici sotto il letto mi renderebbero più facile il compito. Come sempre mi dico “oggi pomeriggio devo dormire” per ingannare il mio ingannatore e rotolo a fare colazione. Il caffè non si può bere, nemmeno dopo quaranta ore di lavoro alle Poste si può bere un caffè cosi per risollevarsi. Da un tubicino esce acqua bollente, da un altro una schiuma marroncina che poi resta in sospensione. Dove sta il caffè, il mondo si domanda. O viene generato dal vetro della tazza a contatto con il liquido alchemico oppure non esiste. Devinez! Già che ci siamo, penso che a Parigi non ci sia proprio bisogno di Starbuck’s Coffe, quando sulle pagine bianche si trovano 699 risposte a “Cafè”. Né di Kfc o Mc Donald’s, allora piuttosto un kebab. Questo intrattenervi mentre faccio colazione. Alle 8.30 sono alla Sorbonne, corso di “Vie quotidienne ecc. ecc.” si parla di miti, natura-cultura, “non ci sono molti lavori di analisi della pubblicità”. Ciò.
Io e Sonia rimediamo qualche libro in biblioteca e andiamo a studiare un po’. Dove si dove no. Al Bois de Boulogne. Ancora l’autunno non ha fatto il pienone di foglie morte e tavolozza dei rossi. Vediamo dove si noleggiano le bici, le barche nel lago. Faccio progetti di portarci qualcuno. Si impone prima una “prova remi” per non rimanere in panne e farsi venire a salvare dal bagnino francese, sarebbe decisamente squalificante. Leggo un testo di Padioleau sulla “mis en agenda politique” della legge sull’aborto degli anni ’70 in Francia. Ottimo per analizzare la contesa attorno al referendum sulla fecondazione assistita in Italia. Proporrò la cosa. Si beve un cafè lungo come una carestia e poi fa freddo e ognuno va per la sua via, che è poi la metro, che è poi casa propria. Prima di salutarci ricevo un invito per una visita alla nuova casa di Sonia e coinquiline. No, grazie, stasera c’è Born of a Nation di Griffith alla Cinémathéque. Non posso mancare. Ho un preciso piano d’attacco: cena da solo alle 19 per essere fuori presto e arrivare in anticipo, film inizia alle 20.30.
Sarebbe bello se fosse così semplice. Alle 19.10 due ragazze spagnole che sono state al Foyer e sono partite ieri mi mandano un messaggio. Stanno cercando ancora un appartamento, ovviamente mi ero offerto di aiutarle: mandata mail ad amici, dato consigli. Adesso mi dicono che alle 20 vengono al Foyer e devono vedere un sito di annunci, posso aspettarle e prestare il mio computer? No. Allora metto su tutta un’ organizzazione per lasciare il mio computer a qualcuno a cui loro faranno uno squillo quando arriveranno. Telefono, mando messaggi, spiego. Non possono andare in un internet cafè, no. Parto ovviamente tardi, corro (ma proprio corro, non cammino veloce). La prima metro si ferma nel tunnel per 5 minuti. La seconda attende per altri 5 fatali minuti. Arrivo alle 20.35. La sala è piena, restiamo fuori in una decina.
Ora, sul momento la cosa mi fa molta rabbia. Ma pensateci un attimo. Una persona che corre per andare a vedere un film muto del ’15 che dura tre ore. Arriva e la sala della Ciné è piena, non c’è più posto. C’est complet. Bene, ora immaginatevi la scena in Italia, o in un'altra città, Londra addirittura. Non funziona. La situazione è veramente straniante, c’è un’umanità diversa qui, altre scale di valori e altre abitudini. Perché poi uno ci si abitua, ma non è normale.
Deluso, ricevo il messaggio delle spagnole: non veniamo più. Dopo tutto. Lo invio a chi le aspetta. Somma dei risultati della serata: zero. Deluso, penso che forse sono ancora in tempo per la visita alla casa, è presto ed è vicina. Telefono, accetto il mio invito e parto con una bottiglia di vino. La casa è a Saint Mandè. Scala di legno e un po’ di marmo sparso. Rispetto alla media delle case studenti viste a Bologna è un gioiello. Hanno una vicina che le ha intrattenute mezz’ora sulla necessità che cambino ciabatte perché quelle che hanno fatto rumore, e sull’obbligo di comprare una moquette. Non fa marmellate. Si chiacchiera un po’, si beve il vino con un pezzo di torta (a parte, il vino nel bicchiere). Nessun avvenimento speciale. Torno a casa, il mio coinquilino doveva arrivare oggi, ma non c’è nessuno. Finisco il saggio che voglio leggere per domani e cerco di sistemare una vite agli occhiali con un coltellino prima e una presa usb poi (!). Ci riesco in parte e mi addormento tardi. Domani c’è la grève della Ratp, si prevede blocco bus e metrò.

2 Comments:

Anonymous Anonymous said...

nella sett'ultima riga c'e' un errore su "fatto" invece che "fanno", questo dannato proxy del FNT ( www.fnt.fr ) mi fa uscire solo sulla porta 80 e non posso leggere la posta :(
-- filippo

5:57 PM

 
Anonymous Anonymous said...

cioe' e' www.tns.fr teatre national du strasbourg
-- sempre io

5:59 PM

 

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