seiziéme jour
Corso alle 9.30. Corro alle 9.30. Corto alle 9.30, fino alle 11. “L’offre de biens et services culturals”, in pratica politiche pubbliche ed economiche in Francia in tema di beni culturali. Già che ci sono vado in Cinémathéque. Mi affretto per arrivare in anticipo, ma oggi c’è meno affollamento. Sempre alle 12.30, un ottimo orario tra il pranzo e lo studio. Sempre un western, questa volta John Ford: “Wagon Master”. Siamo proprio nella conquista del West: i mormoni che vanno a ovest in cerca di terre e due commercianti di cavalli che li scortano. Incontrano il tipico medico che vende elisir, con moglie e bellissima Miss Denver (Joanne Dru) al seguito. Incontrano i cattivi che si uniscono al gruppo e si nascondono nella carovana quando passa la pattuglia dello sceriffo. Il film scorre leggero, qui ancora ci sono dei buoni-buoni e dei cattivi-cattivi. Gli ultimi sono i personaggi più riusciti: brutti, sporchi, idioti e armati -avete presente come tiene il fucile uno così: gambe molli e canna appoggiata sulla pancia-. Per rendere vivo un film ci vogliono quei due, tre personaggi secondari molto caricati. Cosa che Disney ha capito benissimo. Là dove ci sono Pumba e Tymoon qui ci sono il dottore, che parla forbito e si fa la barba anche quando tutto il convoglio è senz’acqua, e la vecchia della carovana che soffia in un corno stonato. Musiche blues-western-gospel. Un buon inizio di pomeriggio. Faccio anche un passaggio veloce nel museo permanente. Ci sono le prime macchine, i primi film, gli esperimenti di Reynaud, gli schizzi e le stampe di Melies, il robot di Metropolis, i disegni per la casa del dottor Caligaris. In alto sugli schermi passano brevi capolavori o estratti. Dimenticavo. Langlois, il fondatore nel 1936, è stato l’unico nella storia a ricevere un Oscar “Per aver salvato il cinema mondiale”. Andava per bancarelle e comprava per pochi franchi copie dei Lumiere e di Griffith che oggi valgono milioni. Chapeau.
Torno a casa a leggere “L’imaginaire” di Durand, uno studio sull’influenza delle immagini da un punto di vista sociologico, non troppo male per ora. E’ venerdì, si esce. Finalmente, è un po’ che lo puntavo, andiamo al Grand Neuf. Un palazzo a fianco della Decouverte che è stato costruito per l’Expo del 1900 e poi chiuso riaperto chiuso. Riaperto dieci giorni fa dopo dieci anni, chiuderà domani per terminare il restauro. E’ un immenso palazzo di ferro e vetro al cui interno sono stati montati dei giochi di luci e delle musiche barocche. “Sons et lumières” insomma. Sono esposte due grandi sfere in bronzo che Coronelli ha costruito per Luigi XIV. Un globo terrestre e un globo celeste che rappresenta il cielo così com’era il giorno della nascita di Luigi. Per niente egocentrico il personaggio. Bello, chi sa cosa ne tireranno fuori tra qualche anno, c’è posto per ospitare due musei. Con mia estrema felicità -ho un motivo per aver fatto l’abbonamento- troviamo i controllori sulla metro, nessun problema. Quando torniamo al Foyer le italiane, che partono domani, si sono già addormentate; io e Robert concordiamo un messaggio italo-tedesco da lasciare sotto la porta e ci salutiamo. “Bonne nuit, bonne nuit, bonne nuit, buonanotte, va dicendo ad ogni cosa..”
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