Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Thursday, September 29, 2005

quatorziéme jour

Oggi corso alle 11, ho tutto il tempo di leggere un po’ prima di arrivare. Il titolo della lezione è “Sensibilità post moderne”, un po’ stiracchiato tra Simmel e il gruppo communication degli anni ’60 (Barthes, Eco, Greimas e ci mette anche Morin) mai sentito parlare di? Queste cose le facciamo meglio a Bologna, decisamente. Se solo le università non fossero blindate potremmo rivendere alla Francia la sua stessa semiotica. Come ci hanno spiegato qui procedono per rivoluzioni, quando una cosa non va si cambia, vale per le costituzioni e per la cultura. Ci sono infatuazioni di massa (semiologia, strutturalismo, psicanalisi, esistenzialismo) e cicli di oblio. Adesso pare ci sia una riscoperta di Deleuze, lo si trova ovunque (sarà per i dieci anni dalla morte) e un nuovo amore cinematografico (sarà per la riapertura della Cinémathéque). E comunque il corso mi annoia un po’, già fatto, già sentito. Se gli studi di comunicazione non si rinnovano diventano banalità, schiuma. Forse quegli studi che sono più vicini alla massa sono quelli che più rischiano di venire assorbiti se non si rinnovano. Voglio dire: studiamo le Soap, in un primo momento diciamo che sono il male, poi che dipende da come, quando, con che le si guarda. Oggi ogni essere anche prossimo all’analfabetismo sa dirvi: “Si, guardo il Grande Fratello, ma con spirito critico. Non ci credo, non mi colpisce, dipende come lo si guarda”. Quindi se nelle Università continuiamo a insegnare questo tanto vale usare “Chi” come manuale del corso. Chi invece studia i palinsesti dei benedettini è meno esposto a questo rischio, a meno che domani non inizi una trasmissione dal titolo, che so “Di palo in sesto” in cui i concorrenti devono ricomporre e tradurre dal latino manoscritti del ‘200.
De toute façon, dopo il corso parte l’operazione Cinémathéque. Io e Sonia ci mangiamo un kebab salutare e leggero e raggiungiamo rue de Bercy. Vi ho già detto che l’edificio è di Ghery, Collegamentoche era stato costruito per l’istituto di cultura americana ed è stato comprato dallo stato dopo il suo fallimento. Saprete anche che la Cinémathéque era stata fondata da Henri Langlois, e che quando lo vollero sostituire nel ’68 a Chaillot -vecchia sede- si fecero le barricate e iniziò il Maggio Francese. Storia viva, non archeologia. Guardatevi i primi dieci, quindici minuti di The Dreamers di Bertolucci per farvi un’idea, poi, a parte per la piacevole presenza della protagonista, potete anche cambiare film. E insomma a venire qui oggi ci si sente un po’ più legati a questa città e alla storia. Ogni tanto c’è bisogno di darsi un senso, sentirsi “figli di”. Non ci sono film, è solo un pellegrinaggio, si toccano le pietre e si rimanda a domani. Un po’ freddino l’edificio, ma le sale devono essere fantastiche, non ci sarà il fascino della nebbia blu delle sigarette come nella vecchia Ciné, ma nemmeno il relativo cancro. Per non perdere il pomeriggio si va al Centre Pompidou, esposizione BigBang. Forte del mio pass entro ed esco dove e quando mi pare, mormorando tra me “mmmh, accesso illimitaaato” (il tono alla Homer non è capito dai francesi). Fingete per un attimo di avere un museo. Il Museo in Europa per quanto riguarda l’arte contemporanea. A un certo punto capita che dobbiate rinnovare il sistema antincendio. E’ un problema. Chiudere tutto per due, tre mesi? Perdere un capitale considerevole, ridurre centinaia di metri quadri a un piccolo spazio visitabile, privare una città del suo cuore moderno? No, ma come fare in alternativa? Se vi hanno dato la direzione del Centre Pompidou un po’ di ingegno dovreste averlo. Ragionate: le opere sono su due piani, divise per cronologia. E’ ovvio (!) chiudete il primo piano, raggruppate quasi tutte le opere al secondo in un esposizione non più cronologica, ma tematica. Stesse opere, un nuovo museo, nessuno che sia stato all’esposizione classica lo troverà ripetitivo, fate di una necessità un punto di forze e di rinnovamento. Una svolta esemplare, certo c’è tutto il lavoro di spostare le opere, di organizzare un percorso coerente, però ci pensate che faccia faranno al MoMa? L’esposizione è “Big bang, destruction et création dans l’art du 20° siècle” ed è davvero una novità. Divise in 8 macrotemi e diverse articolazioni trovate delle sale che mettono insieme Picasso e Pollock, Warhol e Giacometti, muscia pittura, video, architettura, letteratura. Vi serve un idea per un lavoro interdisciplinare? Venite qui e copiate qualche titolo. E’ troppo per un solo giorno. Intanto al quarto piano si lavora. Poi, a marzo, si chiuderà il quinto e si aprirà al quarto. Semplicità di un’idea geniale. Fate un altro esperimento mentale: siete un parigino conservatore: vi costruiscono questo mostro alla fine del Marais, vi domandate "Qu-est ce que c'est?" poi salite fino in cima, sulla terrazza panoramica, e ve ne innamorate.
Ne esco molto stanco, neanche questa sera uscirò, in compenso guardo “The african Queen” in attesa della Cinémathéque. Che dire, il-film-più-bello-che-abbia-mai-visto ? Non so, ma provate a mettere un regista geniale e due attori come Bogart e Katherine Hepburn su una barca a vapore che discende un fiume dell’Africa per affondare una nave tedesca durante la 1° guerra mondiale, e vedrete cosa succede. Un po’ Conrad, un po’ Fitzcarraldo. Lei nobile missionaria inglese che parte con cappellino e veletta, poi dopo aver disceso una rapida li getta entrambi (simbolo dell’educazione vittoriana abbandonata). Bogart che fa il comandante sporco brutto e un po’ violento, accento americano storpiato per fare il canadese. “Buono in ogni affare, specialista in niente”, un giornalista insomma. Lei che lo chiama sempre (anche dieci volte consecutive) “Mr Allnut” e svuota le sue bottiglie di gin nel fiume. Lui che risponde “Yes miss” e ogni tanto le fa il verso. Dopo un po’ giocano ad amarsi per finta, costruiscono gesti e rituali della coppia. Ma è solo perché sono letteralmente sulla stessa barca. Fingere di fingere non deve essere semplice per un attore, ma questi sono Attori. Poi alla fine..
Per vedere altre foto vai su flickr.

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