cinquieme jour
Spunti per una lingua internazionale. Come si dice un mucchio di carte da riempire, un gioco a rimpiattino tra uffici e bacheche, una confusione burocratica e istituzionale, una ridda di timbri firme e controlli incrociati? /Eramsus/.
Perché va bene abitare in una delle (La?) città più belle del mondo, ma bisogna anche meritarsela. Se la mattina vi siete svegliati con una brutta sensazione, mille domande tipo perché sono qui, cosa faccio, ma-perché-non-me-ne-torno-a-casa, ma è proprio necessario mettersi in piedi. Se poi scendete per colazione e il caffè fa schifo, cioè non è caffè e fa schifo anche come non-caffè. Se poi perdete l’autobus, andate in metro, pensate di essere vicini, ma vi sbagliate, dovete camminare mezz’ora, trovare il palazzo giusto, il tutto per seguire un corso di francese… bè allora forse riempire moduli e fare un piano di studi non è proprio quello che chiedereste per il pomeriggio.
Si d’accordo che la tristezza da risveglio è un classico, la lista dei pro e contro ad alzarsi pure (a proposito: contro: nessun appuntamento importante, no cinema, no musei in vista, niente occhi color nocciola; pro: 75000). Vi concedo anche che la colazione sia prevista dal Foyer e il latte sia buono. Ed è vero che “essere lontano” significa scendere a quai de l’Hotel de Ville, camminare sulla senna, girare in Boulevard St.Germain e arrivare al dipartimento in rue Saint Peres, davanti a una cioccolateria. Persino il corso non è male, vi dicono che parlate bene e siete in un buon gruppo. Ma un pomeriggio al Beaubourg invece che a riempire moduli, no? Oui, bon…riempire moduli “al Jardin du Luxembourg “ è più corretto avete ragione.
Il caffè resta comunque cattivo e le italiane al corso -4 su 5- evitabili (avete presente il tipo che parla in italiano anche con gli stranieri, poca educazione poca ?). Il gioco è cominciato, corsi di lingua e di sopravvivenza. Al pomeriggio si portano dei fogli di qua, si sale di là, si consegna, fotocopia, riempie. Qua c’è la moda delle buste timbrate fornite dall’interessato. Con l’altra ragazza Erasmus di Bologna (Sonia) conosciuta qua concordiamo prima di tutto di sentirci solo per utilitarismo (uscire con francesi, scrivere al tutor, notizie sui corsi) poi ci incoraggiamo a vicenda per i moduli d’iscrizione. Mi dà un’informazione fantastica: c’è -forse- la possibilità di fare uno stage qua, magari in un museo, ma è un’ipotesi troppo lontana, non mi sbilancio che poi ci credo anch’io. La giornata termina con un tè e un gateau royal le cui calorie sono quelle assunte da tutta la popolazione del Trinidad in un anno. Cena cattiva, poco Montesquieu, molte mail, buoni propositi per svegliarsi alle 7 e andare in piscina -metto la sveglia, ma non ci crede nemmeno lei.
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