deuxieme jour
E fu sera e fu mattina, secondo giorno. Una colazione scarna, un cielo grigio. A tavola rimedio un invito per andare a salutare le due ragazze italiane (che grazie a dio parlano francese anche con me) all’ENIT, l’ente per il turismo italiano. Sono là per uno stage. Dico ok ok pensando sia il solito invito “se vuoi fai un salto”-“non ho avuto tempo”. Ma Priscille, una ragazza del Camerun che vive a Bordeaux e studia, fino a domani, a Parigi fissa anche un orario. “Alle 12.30 all’accueil”.
Fregato. Non ne ho voglia, ma non posso sottrarmi ormai. Ho 4 ore libere. Sfoglio il Pariscope e scopro che alla Villette c’è “Cinquantenaire Citroen DS saga d’une voiture d’exception”. Quanti di voi sono già stati alla Citè sanno come vengono curate le esposizioni. Non viene abbandonato un dettaglio, dalla scenografia, alla multimedialità. Il coinvolgimento è totale. Un parco giochi della cultura scientifica dove si possono mettere le mani (e spesso piedi occhi faccia) nelle cose. Invece di “non toccare” ovunque è scritto “touchez!”. Lavato, cambiato Mondato (compro Le monde), un veloce calcolo dell’itinerario e via, verso il futuro.
Le prime pagine di Le Monde e Le Monde du livres contengono entrambe articoli sull’Italia. Il primo è sulla mafia calabrese che il nuovo eletto Agazio Loreo porta in tribunale per danni all’imamgine della regione. Il taglio dell’articolo non è folkloristico (le scenette sulla mafia che fanno ridere solo noi ah ah ah), si parla di economia. “La Ndrangheta pourrait figurer parmi les dix premiers groups industiels européens”. We are very proud. Continuiamo a domandarci perché il sud non “decolla”. Le monde livre mi comunica invece che oltre alla mafia abbiamo anche delle scrittrici fondamentali che non pubblichiamo. Si chiama Goliarda Sapienza (bel nome, ricorda Gozzano) e il romanzo è “L’arte della gioia” pubblicato da Stampa alternativa. Scritto nel ‘76 e mai pubblicato, perché al tempo l’Italia faceva fatica a fare i conti con sé stessa e la neo avanguardia aveva fallito. Se lo dicono loro, prendere nota.
A porte de la Villette piove un po’. Dentro ci saranno al massimo cinquanta visitatori. Offerta speciale, per i minori di 26 anni la tessera annuale a 20 euro. La faccio anche solo per il gusto di avere una tessera annuale, a Parigi di solito ci si sta poco, non conviene fare abbonamenti. Senza contare poi che il prezzo è minori di tre ingressi. E tra un mese c’è un’esposizione su Star Wars che già pregusto. Mi compiaccio per qualche minuto prima di salire. L’esposizione è bellissima, all’ingresso una DS in posizione verticale che ricorda il museo Dalì a Figueras.
Dentro l’allestimento è quello di un salone automobilistico con in più spiegazioni tecniche. Ci sono tutti i modelli, sportivi, di lusso, cabrio, famigliare, da corsa. C’è il motore smontato, una DS sezionata, una teca in cui si spiega il funzionamento delle sospensioni idropneumatiche che permettevano di cambiare l’assetto della macchina a piacere. In più due schermi con i filmati che la riguardano, le comparse al cinema, le pubblicità. Quando è uscita ha cambiato il mondo dell’auto, aveva più brevetti che parti meccaniche: niente frizione, volante a un solo braccio, specchietto in basso, le famose sospensioni, vetri grandissimi. “Sembra un pesce” dice qualcuno. “Sembra un pesce” diceva Bertoni, L’italiano che l’ha disegnata, scultore prima che designer. Peccato solo non ci sia nessuna citazione di Barthes che l’aveva paragonata alle cattedrali gotiche. A proposito, se c’è qualcuno che non pensa che la DS sia la più bella auto del secolo ha sbagliato blog.
Già che sono qui vedo anche le altre temporanee: quella su Einstein, che non guasta mai, e quella sulla demografia, titolo “La population mondiale…et moi?”. Nello stile pedagogico della Villette: insegnare il mondo a partire dal proprio ruolo. All’ingresso si ritira un pass con un codice a barre, lo si inserisce in un lettore, si inseriscono i propri dati, e si scoprono cose interessanti, tipo che quando sono nato io c’erano 4,7 miliardi di persone sulla terra, da quel giorno sono aumentate del 1,4%. Forte. C’è un orologio che scandisce l’aumento della popolazione, un mondone da girare che pesa di più nelle zone più popolate, dei quadri sulla popolazione maschile e femminile. Poi, la supremazia della Francia sul resto del mondo. Si parla di vita e morte, ciclo naturale. Si inserisce il proprio pass e con tutta tranquillità mi dicono che mi restano circa 56 anni da vivere, ma si sta sempre meglio e forse sono di più. E’ naturale. I bambini lo fanno e scherzano. Altrove partirebbero i “maccheportisfiga?”. Ancora di più: i contraccettivi come disciplinatori delle nascite, e via una bella teca con preservativi, spirali, spermicidi, diaframmi. Giusto, giustissimo, ma immaginatelo altrove. Per lo più sono classi scolastiche. “Se vedono quelle cose poi le usano”. E se il papa santifica gli esorcismi invece va bene, benissimo. Tanto il papa adesso ce l’avete voi, ad Avignone non ce lo vogliamo più e da qua possiamo ridere e bere Calvadòs. Un modo originale per contare i visitatori, si mette il proprio pass in una feritoia, sopra ci sono tre pomelli, a seconda di quello che si preme viene tagliata una faccina ☺ , :| o ☹ che finisce in un cilindro di plastica.
Esco, non piove più.
L’ora della visita all’Enit si avvicina. A sorpresa si rivela un pomeriggio piacevole. Si mangia qualcosa insieme, si fanno due passi, loro tornano a lavorare. Priscille, un po’ per indole pedagogica, un po’ per logorrea, mi fa parlare delle ore. Dice “tu ne parles pas beaucoup pour etre un que s’occupe de communication”. “Ça ne veut dir rien” dico io. Un giro a Place Vendome: Cartier, Rolex, Swatch, Ritz ,la camera più povera 660 euro a notte, la più cara 3870. Ci sono 1,5 euro di ammissione. Queste sono le cose che non capisco. Arrotonda, Fammi pagare 4000 e basta, che senso ha 3871,5 ? Il tempo di vedere che alla Fnac a Les Halles c’è ogni libro stampato sulla terra e si torna a casa.
La sera, ultima di Priscille, usciamo: qualche americano, tre francesi, tre italiani, un tedesco. Scoperta: la musica brutta è brutta anche a Parigi. I locali pure. Dover far tardi anche. La legge sul fumo in Italia è un vantaggio evidente. Nostalgia per il locale jazz di ieri, da solo. Ma va bene, va bene va bene così.
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