Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Sunday, September 18, 2005

troisieme jour

Il terzo giorno c’è chi resuscita e c’è chi va da Decathlon. Mi sveglio tardi, mi rotolo nel letto, scricchiola. Fuori ci sono nuvole pesanti. Richiudo la tenda. Ancora scricchiolii. Avanti, sei a Parigi. Mi alzo mi vesto faccio colazione con madeleine e succo d’arancia. Je sort pour aller acheter un maillot de bain… inzio a parlarmi in francese, ça c’est bon. Dopo due giorni di vane ricerche (così per le ciabatte, l’asciugacapelli, una bici) vado in periferia da Carrefour e Decathlon. Non sono troppo lontani, a port de Vincennes. Mi risparmio la cronica dello shopping, trovo tutto senza particolari difficoltà e torno a casa, stanco. Esco di nuovo. C’è ancora il mercato qui davanti. La disposizione è quella del mercato alle ramblas di Barcellona, una grande zona pedonale al centro e due corridoi per le macchine. Si vende di tutto, ma quello che mi colpisce, oltre all’odore di zuppe di cavolo preparate sur place, è la quantità di formaggi. Prendo dei piccoli chevre del Perigord da mangiare domani, assaggio con gli occhi tutto il resto. Poi non resisto alla tentazione di dire “un pain au chocolat s’il vous plait” e lo tengo per più tardi. Questo è un quartiere meticcio, non siamo poi così lontani da Belleville, ogni metro c’è una specialità diversa. Le sfumature si confondono con gli odori forti della cucina indiana, quelli esagerati della cucina turca e l’odore aspro della Cina. C’è un banco con un piccolo maiale steso, la pancia sgonfia e tutti i suoi prodotti disposti davanti. Per garantire che non hanno fatto molta strada. Quanto costano le pesche da voi?
Rientro in camera e scrivo qualche mail, leggo un po’ delle Lettere persiane di Montesquieu, a proposito di Parigi: “I viaggiatori ricercano sempre le grandi città, che sono una specie di patria comune a tutti gli stranieri”. Il Pain au chocolat è soffice, leggermente unto, non lo porto alla bocca come una brioches, ne stacco dei piccoli pezzi, ne sento la consistenza leggera. La sera, decisione unanime di andare nel Quartier Latin. Caldeggio. C’è la luna piena, le acque della Senna si gonfiano al passaggio dei battelli, due ragazzi scendono di corsa le scale e si baciano lungo gli argini. C’è molta gente in giro, i parigini si riconoscono con un’occhiata. Gonna, scarpe basse, capelli legati e scialle. Scarpe nere, pantaloni scuri informali, giacca di velluto, capelli corti, ordinati. Rientriamo presto, la metro è affollata, vorrei leggere, ma no. C’est trop.

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