Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Sunday, October 02, 2005

dixséptieme jour

Giornata alternativa. Casalingo di giorno e nottambulo la sera. Mi spiego. Stasera c’è la notte bianca, un must. Sembra in realtà una festa erasmus, la città non ha fatto molta pubblicità, ci pensiamo noi a diffondere le voce. La mattina però, dopo aver sguazzato in piscina, ho dei problemi più stringenti, pratici: mangiare lavare. Notare l’evoluzione rispetto al binomio “cacciare mangiare” dei nostri predecessori meno Sapiens. Sono arrivato alla conclusione che il mercato davanti a casa è uno dei più belli di Parigi. Uno stop ai formaggi per oggi, scatta l’operazione pollo. Qui ovviamente si può comprare il pollo intero, mezzo pollo, un quarto di pollo, un’ala, una coscia singola, una coscia con un po’ di altro pollo intorno. Opto per quest’ ultima e ci aggiungo delle patate. Ora, non ricordo i prezzi dell’italia, ma un euro per un chilo d’uva (italiana) non mi sembra molto. Qui si lavora sui pacchetti d’acquisto, tipo 5 kg 3 euro. Ai banchi dei formaggi ci sono delle lunghe discussioni filosofiche. Mezza baguette, un po’ d’insalata e l’uomo ritorna alla sua tana. Cibatosi che fu vide che era cosa buona e decise che era giunto il momento di mondare i suoi vestiti. Doppia lavatrice: biancheria e maglie. Munito di schema materno (con temperature e raccomandazioni) mi avvio verso la macchina infernale. Acquisto i gettoni, metto il detersivo e lancio il ciclo. Nel frattempo scrivo un po’ di mail, controllo un po’ di corsi. E il pomeriggio cola via così.
La sera finalmente è notte bianca. Mi piace l’idea: portare l’arte nella vita notturna. Non che a Parigi ci sia bisogno di una grande educazione alla bellezza, la si incontra già anche nelle serate più vuote, ma questa sera è protagonista. Ci sono cinque percorsi: Montmartre, Belleville, Central, Bastille e Seine. Ancora migliore è l’idea di far scoprire indirizzi meno conosciuti, non c’è un percorso nel quartiere latino per esempio. Ogni luogo ha le sue caratteristiche e i suoi colori. Partiamo alle 21 in sette, diventiamo due, poi dieci. Iniziamo da Belleville perché il percorso si chiama Nuit de fete e pare buono. Forse è troppo presto, ma è un po’ vuoto per essere fete. In compenso trovo il primo angolo interessante e poco conosciuto, ci tornerò prima di segnalarvelo. Ci trasportiamo allora al Les Halles e qui si inizia a vedere qualcosa. Le strade sono piene, il traffico è in mano ai pedoni. Si possono anche noleggiare gratuitamente delle bici, ma sarebbe difficile girare. Nel parco centrale musica brasiliana. E’ l’anno del brasile e al centro tocca questo tema. I francesi commentano che è meglio dell’anno della Cina appena passato (sul palco ballerine brasiliane). Tamburi, luci e gente che balla. Ci si sposta in un flusso disciplinato, ogni tanto c'è della musica. Chi beve non barcolla, non rompe bottiglie, non disturba. Non è il runtur, ma il clima è ugualmente tranquillo, festoso. Non da "spacchiamo tutto finchè c'è buio" insomma. Propongo una visita a un locale che farà una maratona Jazz per tutta la notte. In rue de Lombards beviamo qualcosa e ascoltiamo del jazz-funky. Il cantante ha lo sguardo di Benicio del Toro e una voce da James Brown. Mischia francese e inglese. Il batterista ride per tutto il tempo, il chitarrista guarda nel vuoto, sax e tromba si scambiano i ruoli di tappeto e solista. Una mezz’ora e chi vuole rientrare se ne va. Restiamo io e Robert e andiamo a incontrarci con una coalizione franco-spagnola. Si traffica un po’ per decidere dove andare, noi puntiamo a Bastille e dopo un’attesa inconcludente davanti al Beaubourg si prende rue de Rivoli. Gli autobus sono stracolmi, si muovono con l’agilità di pachidermi. Decidiamo di andare a piedi, c’è tempo. Parlo con Stefania, una ragazza greca che studia filosofia alla Sorbonne. Un po’ delusa che i corsi siano molto classici. Anche io sono deluso, ho controllato i programmi e sotto contemporaneo c’è Kant… Ci si aspettavano discepoli di Deridda, Deleuze, Foucault. Ma gente così ha discepoli? Almeno ci sono conferenze esterne. Arrivati a Bastille il freddo ci vince e entriamo in un bar che ha qualcosa a che fare con la Corsica. Si chiacchiera un po’ (siamo 14) poi un gruppo di cinque valorosi va a fare un giro al percorso della notte bianca. E’ sulla Colée Vert, vecchia linea ferroviaria trasformata in passeggiata cinematografica. Atmosfere e suoni tratti da Hitchcock, Lynch, Kubrick. C’è qualche animale alle finestre, dei manichini che si abbracciano, rumori di vetri rotti e telefoni che squillano nel vuoto. E’ un bel percorso, si vede il quartiere da quindici metri d’altezza, se è aperto anche di giorno è una scoperta. Ormai è mattina, prima di rientrare io e Robert passiamo a salutare Montmartre: installazioni colorate e caffè gratutito. Beviamo il caffè sulla terrazza più bella di Parigi, salutiamo la città e i suoi molti abitanti ancora svegli e prendiamo la metro, ultima stazione Foyer de Charonne. E noi potremo dire “C’eravamo”. Dimenticavo: la pioggia ci ha graziati. Sono stato il fotografo ufficiale della serata (quando usciamo il giorno dopo vengono sempre a chiedermi le foto). Di alcune sono fiero, anche se non sono definite, idiosincrasia per il flash, ci sono i colori in movimento, le ombre che passano mentre lascio in esposizione, la luce che cola dai lampioni. Per altre foto.

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