Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Saturday, November 05, 2005

quarante et deuxième/troisième jour

Permettetemi di riassumere la mia prima giornata di ritorno. Arrivo la mattina alle 9.30 con il treno della speranza Roma-Bercy, passo il resto della giornata a leggere steso sul letto, la sera esco per una birra. Effervescente!

Venerdi’ riprendo i corsi e finalmente vado alla BnF, la Bibliothéque nationale de France voluta, ideata, costruita -si fa per dire- da Mitterand. Sempre lui che ha reso il Louvre il Grand Louvre, e ha dato l’ordine di affondare la rainbow di GreenPeace. Questi comunisti. L’ispirazione è la biblioteca di Babele di Borges: quattro torri piene di libri e 300.000 volumi nelle sale di lettura. Si deve fare un abbonamento annuale da 18 euro, con i quali non si paga nemmeno una gamba delle bellissime sedie di legno. L’accesso è consentito solo côte jardin: in pratica la biblioteca è un parallelepipedo aperto al centro con sale sui lati e un giardino-bosco interno, lo vedete camminando per i corridoi vetrati. C’è poca gente. Subito la biblioteca del Centre Pompidou passa in secondo piano, troppo luminosa e confusionaria. Qui viene voglia di nascondersi sotto i tavoli prima dell’orario di chiusura. L’aria è pulita, la gente parla a voce bassa o ancora meglio tace. Mi divoro “The moon is down” di Steinbeck, in una bella edizione della Library of America. Cerco di evitare l’autocompiacimento, ma mi piace davvero essere qui, anni luce dalla banalità. Il racconto è un film, con i tagli tipici di Hollywood e la stessa cura della luce, dialoghi costruiti ad arte e salti temporali ad ogni capitolo. Finale ancor più cinematografico, un po’ Socrate, un po’ Sacco e Vanzetti. The debt shall be paid. Prima di tornare chez moi bevo un tea al Café de l’est. Tre nuvole sono appoggiate sulla torre ovest, bianche e nette, senza problemi.
La sera poi andiamo al centro di cultura Ceco sotto doppia promessa di jazz e birra ceca. Non veniamo delusi, solo la cantina è un po’ fredda, per niente fumosa, un po’ artificiale. “Troppo pulita” è la diagnosi con Robert. Uscendo ci incantiamo davanti alla vetrina di un negozio di Matrioske in rue Bonaparte, a fianco di una pasticceria Ladurée, sfortunatamente chiusa.
Nessuno è stanco, il mio compagno di stanza non c’è e si sale da me, offro cioccolato e acqua, Robert ha una bottiglia di vino da 0,5 che viene divisa in sei. Alcolisti Anodini. Si inizia a parlare di tutto: Francia Italia Germania Europa. Banlieu, Cofferati (!).
Le Banlieu, viste dall’Italia pare che questi stiano dando fuoco all’arco di trionfo. In realtà è molto fuori Parigi, una cosa che cova da tempo e che ora è dura fermare, un ’68 dei poveracci. Certo che Sarkozy (foto) stia da mesi stringendo i controlli, messo polizia ovunque, parlato di ciarpame da ripulire non aiuta. Questo omuncolo di un metro e quaranta è veramente preoccupante nelle sue aspirazioni fasciste. Fa l’uomo di potere di una paese immaginario. Loi et ordre non suona bene. La sinistra è in crisi, a destra ci sono 3 candidati, uno è Chirac, l’altro un nobile, il terzo Sarkò che ha iniziato campagna elettorale da un anno. In città si continua a vivere tranquillamente, tra due anni ci saranno altri due o trecento studi sulla banlieu, qualche miliardo speso in ricerca, delle opere di riqualificazione. C’è di buono che i problemi non si ignorano, ci si convive, ma prima o poi qualcosa si fa. La prossima volta che il Tg enfatizza la cosa provate a pensare al reportage di una troupe straniera a Napoli…
Prima di addormentarmi ripasso Ricoeur, domani c’è una conferenza alla Bnf.

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