Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Wednesday, October 26, 2005

quarantième jour

Mi sveglio veramente stanco. Dopo il corso tornerò a casa per scrivere un po’, mangiare la mia insalata e mezza baguette. Non ve l’avevo detto, ho trovato un treno per l’Italia giovedì, torno qualche giorno. Consiglio: se prenotate il treno dall’Italia non c’è mai posto, se lo prenotate dalla Francia si, mistero. Mi riposo un po’, leggo, scrivo. Alle 13.30 c’è un cocktail di benvenuto per gli studenti erasmus, alla buon ora. Discorso introduttivo intelligente, non troppo lungo, tavolata con ogni bene terrestre, mangiabile e bevibile. Si parla molto si scherza, chi deve studiare poi si carica con un bicchiere di vino. Quando vado in biblioteca sono colto dall’inevitabile calo di ogni funzione vitale dopo pranzo. Il caldo non aiuta. Leggo comunque qualcosa, prendo un libro consigliato : “le grand dérangement” di Balandier. Alle 18.30 c’è un rendez-vous de l’imaginaire organizzato da Maffesoli. In pratica una conferenza stile salotto, interventi e discussione, il tema sono le isole -perché a fianco c’è una mostra dal titolo off-shore-. E’ in un posto lussuoso in galerie royale, all’ Espace Paul Ricard. Sala piena, telecamere, riflettori, televisioni al plasma. Il buon Ricard non ha da risparmiare. Resto un’ora, la cosa è interessante, ma alle 20.30 c’è “Der blaue Engel” con la Dietrich. Questa volta parto un’ora prima. Arrivo e c’è una coda consistente. Due file, una è per il ministero della cultura, pare ci sia un party organizzato a nostre spese. Oggi è la giornata dei cocktail, ce n’era uno -evitato- anche al rendez-vous. Il biglietto è gratis per evitare code alla cassa e ci fanno andare in sala Epstein, questa veramente da cinémathéque, più larga che lunga. Mi siedo in prima fila per avere spazio per le gambe, leggo un po’ poi il film comincia. La figura del professore è geniale, molo caricata, un po’ Caligaris lui e l’ambientazione. E’ il prof. imperterrito, rigido, che vigila sugli allievi e ha il suo preferito. Un giorno li trova a sbirciare delle foto di una ballerina, soffiano su dei fili di stoffa per alzare la gonna e vedere le gambe. Noi non la vediamo. Lui requisisce, poi a casa, solo le guarda con disprezzo, poi fa un soffietto. Soffia. Sia guarda attorno e risoffia, ora siamo dalla sua parte e vediamo. E’ la Dietrich, Lola Lola nel film. Il professore decide di andare a prendere i suoi allievi all’ “Angelo azzurro”, il locale di Lola. Arriva là e inevitabilmente cade vittima del fascino per niente dissimulato della Dietrich. C’è chi dice: per il tempo era sexy. Aggiungo che anche oggi proprio male non è. Vezzosa e irriverente. La fine è crudele per quest’uomo sciagurato. Morale, come canta Lola : “non fidarti delle bionde”. Esco con un desiderio: voglio le porte che hanno nel film. Se in una stanza c’è musica e la porta è aperta la sentite a volume pieno, appena la chiudete nessun calo graduale, il silenzio assoluto. Porte tedesche, ermetiche fino all’incredibile. Questo deve essere piaciuto a Hitler. Un appunto: Word manca di memoria storica, segna in rosso “Hitler”.
Arrivo a casa e mi addormo senza problemi.

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