Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Friday, December 09, 2005

Septante et deuxième troisième jour

Martedì ho la classica giornata da dieci ore. Innanzitutto devo correggermi, vi ho mentito, lunedì sera non sono restato a casa, sono uscito con Adriana e alcuni suoi amici spagnoli, un bar molto carino, ma pieno di fumo in rue Oberkampf. Martedì ho il mio exposé che passa molto bene. La sera dovrei cenare con il gruppo spagnolo più Johannes. Adriana mi manda un messaggio, il messaggio non arriva, la chiamo, il telefono è spento. Il mistero si infittisce. Torno al foyer e appena mi accingo a mangiare il mio pasto… qualcuno intinge il suo pane nel mio piatto. No, questa è un’altra storia. Mentre mi accingo a mangiare mi chiamano: “allora vieni?”. Risposta: -----. Vi raggiungo poi. Poi sono le 9.30, cerchiamo un cafè con della musica. Il luogo e il giorno sono sbagliati: martedì sera nel quartiere latino. Per musica si intende “gratis”. Finiamo al Petit Pont, come degli ottimi turisti, in faccia a Notre Dame. Musica gradevole, camerieri un po’ meno. Dietro chi suona schermo 20 pollici con match di calcio. Perché? Spiegatemi. Siamo comunque alla fine, qualcuno vince, qualcuno perde e lo schermo tace. Beviamo un verre e rientriamo.

Mercoledì. Temo di essere restato tutto il giorno a correggere i miei dossier. Alle 16 non ne posso più e vado a fare una passeggiata a Père Lachaise. Dire “vado a fare una passeggiata a Pére Lachaise” mi rende già felice. Sembra di camminare sul set dell’ultimo Burton. I fiori nuovi contrastano con le tombe grigie, sembra una foto in bianco e nero che qualcuno ha colorato. Alcune lapidi aspettano: ci sono già il nome e la data di nascita. Più che a Foscolo penso a Spoon River. Ogni lapide racconta la sua storia. Cavalier della legion d’onore. Padre esemplare. Nobile servitore della patria. Madre devota. I padri violenti, i parassiti della società e le madri biliose li seppelliscono altrove. Trovo un paio di foto interessanti, metà secolo, bianco e nero. Lui con un microfono radiofonico. Lei, la foto praticamente assente, rimane il contorno, spalle levigate e viso di profilo. In questa colata di grigio risaltano le porte in ferro colorato, rosso o blu in maggioranza. Si cammina quanto si vuole, senza cercare i nomi, costruendo una storia personale, sotterranea. (altre foto su flickr)
Rientro e lavoro ancora un po’, il francese è una lingua insidiosa, ma da quando lo parlo l’inglese suona veramente come un dialetto barbaro.
La sera si chiacchiera in camera di Robert. Le Petit.

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