Septante et deuxième troisième jour
Martedì ho la classica giornata da dieci ore. Innanzitutto devo correggermi, vi ho mentito, lunedì sera non sono restato a casa, sono uscito con Adriana e alcuni suoi amici spagnoli, un bar molto carino, ma pieno di fumo in rue Oberkampf. Martedì ho il mio exposé che passa molto bene. La sera dovrei cenare con il gruppo spagnolo più Johannes. Adriana mi manda un messaggio, il messaggio non arriva, la chiamo, il telefono è spento. Il mistero si infittisce. Torno al foyer e appena mi accingo a mangiare il mio pasto… qualcuno intinge il suo pane nel mio piatto. No, questa è un’altra storia. Mentre mi accingo a mangiare mi chiamano: “allora vieni?”. Risposta: -----. Vi raggiungo poi. Poi sono le 9.30, cerchiamo un cafè con della musica. Il luogo e il giorno sono sbagliati: martedì sera nel quartiere latino. Per musica si intende “gratis”. Finiamo al Petit Pont, come degli ottimi turisti, in faccia a Notre Dame. Musica gradevole, camerieri un po’ meno. Dietro chi suona schermo 20 pollici con match di calcio. Perché? Spiegatemi. Siamo comunque alla fine, qualcuno vince, qualcuno perde e lo schermo tace. Beviamo un verre e rientriamo.
Mercoledì. Temo di essere restato tutto il giorno a correggere i miei dossier. Alle 16 non ne posso più e vado a fare una passeggiata a Père Lachaise. Dire “vado a fare una passeggiata a Pére Lachaise” mi rende già felice. Sembra di camminare sul set dell’ultimo Burton. I fiori


Rientro e lavoro ancora un po’, il francese è una lingua insidiosa, ma da quando lo parlo l’inglese suona veramente come un dialetto barbaro.
La sera si chiacchiera in camera di Robert. Le Petit.
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