Riprendo
Buon natale buon anno, ai miei venti lettori che mi scrivono e mi dicono "E il blog?".
Non ne avevo voglia.
"E adesso non metterai mica nove giorni arretrati?"
Non ci penso nemmeno. Appunti, piuttosto, storie, commenti. Ormai Parigi la conoscete, non starò a tormentarvi.
Intanto, in tema post natalizio bevetevi una storiella edificante.
Storiella edificante
Stavano camminando in Rue Notre Dame des Champs, verso l’ingresso del Luxembourg. Nel suo sacco, oltre alla mappa di Parigi, una bottiglia d’acqua e un paio di dvd trovati lungo il cammino, se ne stava, ignaro del suo prossimo destino, del pane. Era quel pane, di farina scura, marrone, spolverato di farina e riempito di qualche rara noce, avanzato dalla sera innanzi. Il pasto non consumato, nei loro francescani intenti, doveva fornire da nutrimento e rinforzo all’anima dei piccoli augelletti che sicuramente avrebbero trovato al giardino. Quand’ecco, sferzato dal vento gelido di quel 5 gennaio, avvicinarsi un uomo malvestito, ciondolante e sporco come un calzino steso sorpreso dal temporale. Era costui un esemplare della triste schiera di quelli che in francese si è usi chiamare “clochard”, “barboni” in italiano, senza cura delle loro effettive abitudini in merito all’acconciatura. Questi li sorpassa sulla sinistra, fa qualche passo e si mette a cercare un qualche alimento, qualsiasi cosa che potesse alleviare la fame o scaldare lo stomaco. I due lo guardano, si guardano, decidono. Quale miglior occasione per dimostrare la propria sensibilità nei confronti degli esseri umani? Non sono forse questi più bisognosi di pane che gli uccelli del parco? Certo la loro riconoscenza è maggiore, e a fare del bene alla propria specie se ne ricava un torpore edificante, una piccola gioia di chi fa del poco tra la massa di chi fa nulla. E allora eccolo, lui, incaricato della missione di dar da mangiare all’affamato, con lei che supporta, avvicina, sorride. “Monsieur, volete del pane? Dobbiamo gettarlo, è di ieri” lo rassicura, perché non pensi gli si offra il ruolo del mangiatore di croste.
“Cosa avete?” si accerta.
“Del pane, è buono, l’abbiamo comprato ieri sera, ma non lo mangiamo”
“Ah del pane” vedono già dipingersi una calma appagante sul suo volto “No grazie, ne ho già mangiato”
I due fanno una pausa sorpresa, imbarazzati.
“Sapete, cerco di variare un po’, grazie comunque” e se ne va.
L’unico barbone salutista di Parigi incontrato alle 13 e trenta di un giovedì mattina.
Loro restano sul posto un istante, una delusione sospesa, come se avessero fatto una proposta ben più immorale all’uomo (non so, gli avessero chiesto della droga o di prestarsi per un orgia dietro compenso) e questi, signorilmente avesse rifiutato: “non sono quel tipo di uomo, mi dispiace”.
I due se ne vanno tristi, e finisce che il pane se lo mangiano loro.
1 Comments:
Tu non lo sai ma abbiamo molte cose in comune... degli amici, una città, forse un sogno...
Volevo solo incuriosirti...
bisous
10:57 PM
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