Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Sunday, April 23, 2006

Rava

Sabato mattina. "che si fa stasera?"Sfoglio il LYLO sconsolato, appoggiato in un angolo illuminato male. Fuori piove. (In realtà sono 25 gradi e un sole estivo, ma mi serve la scenografia). Soliti gruppi in giro per Parigi. Rue de Lombards ha buoni concerti jazz, ma bisognerebbe conoscerli per essere sicuri. A un tratto, di fianco ai caratteri "21.00 Sunside" (primo sottile, secondo in grassetto) appare IL nome: "Enrico Rava quintet" (feat. Bollani). Il top del jazz italiano. Imperdibile. In pratica ci sono già. Mi concedo solo un film al pomeriggio per temporeggiare "Ensayo de un crime" di Bunuel, su un tizio che cerca di diventare un assassino, ma non riesce. Le donne che sta per uccidere gli sfuggono di mano e muoiono per altre cause subito dopo. Bunuel ce lo racconta dalla fine, quando Archibaldo de La Cruz confessa i suoi "crimini" alla polizia. "Donna affascinante, vero?" "Si, la ucciderei con molto piacere". Nota tecnica: Bunuel inquadra a mezzo busto. Ma Non mi dilungo.
Esco alle 19.30 e vado direttamente al Sunside. Rue de Lombards è la Manhattan di Parigi per il jazz, locali in fila. Mi siedo e approfitto dell'happy hour. Alle 20 chiedo: posso già comprare i biglietti per il concerto di Rava. "Si...ma siamo completi" (quindi no) "Bisogna aspettare le 21.15 e sperare che chi ha prenotato non venga". Pensando "chi è quell'idiota che prenota e poi perde questo concerto" mi metto sulla lista d'attesa. Impaziente come un controllore trenitalia attendo camminando sul posto, non riesco nemmeno a leggere. Le attese per il concerto del secolo mutate in trappola di tensione. Taglio: Si liberano tre posti e riesco a entrare. E ora l'inghippo: ho solo parole e foto per descrivere la musica. La chiamiamo traduzione semiotica, ma si legge "problema". Potrei dire che Rava ha l'aria di un vecchio gatto dai baffi bianchi, lento e misurato. Appoggia le labbra alla tromba come se fosse di zucchero, ogni tanto la svuota (ah si perchè alla fine, dato che non c'erano più posti sono finito sui puff sotto il palco, la posizione del fotografo di scena). Petrella al trombone pattina sul posto mentre muove il braccio per dargli fiato, è il giovane del gruppo, quello più veloce, innovativo, che duetta alla pari con il "maestro". Usa la ventosa di uno sturalavandini per strozzare il suono, Rava si limita a tappare la tromba con la mano. Quando gli altri tacciono, loro continuano un duetto tra alti e bassi, un dialogo tra due anatre, l'uno riempie i vuoti dell'altro. Soffici alla Miles Davis, ritmati alla Mingus (ottimi batteria e basso). Bollani al piano non c'è, ma il sostituto Pozza fa il suo lavoro, senza esagerare. Sunonano molto.
Nella pausa Rava lascia la tromba sul pianoforte aperto, e inizio a fare una serie di foto, mentre tutti mi guardano non capendo, poi vedono la tromba e sorridono. (Cosa vi credete, faccio foto alle corde di un piano?). Il risultato , direi, è soddisfacente:

L'ultimo pezzo scivola a fianco del bar, cubetti di ghiaccio mescolati. Nel corridoio della metropolitana qualcuno suona il sax.

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