semaine du 27-2-06
Ma torniamo a Parigi. Città in cui sarebbe meglio passare un anno sabbatico con libertà totale sui corsi. Perché spesso si resta delusi. Dalla forma: una lezione di due ore con una mezz’ora di ripetitività per arrivare a coprire il corso fino alla fine. Dai contenuti: distinzione tra “nous” inclusivo e “nous” esclusivo (linguistica). Per fortuna c’è un fuori tra i migliori al mondo. La settimana (oltre al solito cinema) vanta un' importante scoperta museale.

Altri film della settimana: "Le Soleil" di Sokurov, sull’imperatore del Giappone alla fine della seconda guerra mondiale. Un omuncolo con l’impiccio di una storia personale che inciampa nel destino del paese e del mondo. Un criminale di guerra che quando il suo ospite americano esce dalla stanza improvvisa una danza leggera nel salone e spegne le candele con uno “spegnicandele” (attendo termini migliori) come fosse un fioretto. Gli fanno foto “sembra Chaplin, ehi Charlie!”. Interessante, con immagini digitali che accorciano la scena. Essendo un’anteprima in Cinémathèque c’è anche monsieur Sokurov, vestito fuori taglia come un bambino a cui il padre ha prestato la giacca per la comunione. “In Russia non c’è distinzione tra storia personale e universale”.
Continuiamo sui film già che ci siamo. “Syriana” è un film importante, politico nel senso nobile degli anni ’70 (Altman e compagnia). Decisamente meglio delle invettive alla Moore (che resta un simpaticone). Grande interpretazione di Clooney. Petrolio, kamikaze (e per una volta ci mostrano come li reclutano) per un film scomodo che spiega senza bisogno di chili di ideologia. Il finale è una citazione di The African Queen -forse inconsapevole- ma riveste l’atto di un certo eroismo, grazie all’eco del capitano Bogart. Molto meglio di Munich, pasticciato e indeciso sul genere (ammazzatutti, politica, documentario).
Ultimo film “Le petit lieutenant”, altro successo critico nei cahiers du cinéma. Uscito a novembre, ma ancora in sala (anche questo è Parigi). Una decostruzione dei film polizieschi. Locandine di film ovunque, il protagonista che dice di essere entrato in polizia grazie al cinema, e di essersi trasferito a Parigi per avere “crimini interessanti”. E invece. Il poliziotto è lavoro sporco: autopsie, nottate di guardia, appostamenti, povertà. Pericolo di quello vero, che non dà l’adrenalina dell’inseguimento. Vorrebbe fare identikit, guidare senza regole (e ci gioca), inseguire, arrestare il sospettato da solo. Ma non andrà così bene.

Al sacre coeur c’è un solo sovrappiù: la gente. Vorrei i cosacchi della Potemkin, o dei buttafuori competenti. Accetto volontari per entrambi i ruoli.
2 Comments:
ciao! ma al sacre coeur anche sotto la neve ci sono i senegalesi che ti obbligano con le cattive a farti fare un braccialetto??
12:05 PM
Very nice blog..
Did you visit my blog??
Have a nice day
1:12 PM
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