Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Sunday, February 19, 2006

Semaine (senza accento) du 12-19/02

Eh si, a Parigi è Febbraio. Con quelle fastidiose nuvole laccate di piombo alla deriva in una colata di blu invecchiati. Buono per starsene a passeggiare in un cimitero, sotto una leggera pioggia imposta dalla produzione. Non stupisce che gli unici viventi siano attorno alla statua irradiante di Dalida. Nemmeno il marais è questo granché, con gli alberi nudi a place des vosges che sembrano secchi di magrezza. Si può girare in tondo più volte prima di accorgersi che è sempre la stessa. I giardini poi, si sa, sono affare estivo. E voglio dire, il tramonto tra il museo d’Orsay e la Tour Eiffel c’è un po’ in ogni cartolina. Non vale la pena di prender freddo. Ci sarà l’estate, con le maniche corte, il metro insopportabile, poche scuse per entrare in un caffè “à se réchauffer”, arriveranno le giornate piene di impegni, gli orari, il marcher vite, lo sbrigarsi che è tardi, la voglia di mare, un treno che parte. E la nostalgia dei mattoni bagnati, del cemento lucidato dall’umidità, del potersi perdere, destra o sinistra?, ma chi ci abita in place des vosges? poca voglia di pensare, di trovare una meta, di rientrare a casa, che ore sono? le scuse si trovano dando un calcio a un sasso.

Che altro fare in questo postaccio insalubre? Andare al cinema. Volete proprio sapere cosa vedo? Beh allora iniziamo con "Ascenseur pour l’echafaud". Un polar di Louis Malle girato in bianco e nero a Parigi con colonna sonora originale di Miles Davis. Posso andarmene ora? Quando la camera inquadra loro che parlano al telefono -la sua giacca sale e pepe, fatta apposta per il b/n- poi allarga e attacca la tromba di Davis, verrebbe da piangere. Il film ha tutto per essere deludente, troppi elementi di supposta perfezione, non può andare tutto bene. E invece, mentre lui cammina verso il suo patron che deve uccidere, il contrabbasso sottolinea i passi, dalla vetrata sullo sfondo si vede la collina di Montmartre. Lei passeggia la notte sugli Champs Elysées, l’a solo di Davis inizierà a suonarvi in testa ogni volta che camminereta a Parigi dopo il tramonto (ne ho le prove). Ta na -- tana taaa naaa na … Pare sia stata composta improvvisando sulle immagini, come se Davis e compagni fischiettassero in sala di proiezione.

Altro film: La morte di Dante Lazarescu. Film rumeno che ha vinto il premio “un certain regard” a Cannes. La storia andatevela a leggere su imdb. Questo corpo che attraversa il film, da 62enne simpatico a lettino di ospedale, maltrattato, rimpallato tra gli ospedali. Tutti sono esperti di medicina e consigliano pillole su pillole. Pezze su pezze, per curare un uomo, per curare un paese. Rimedi momentanei, rinvii, e se sono persone chissenefrega. “L’ulcera non viene dall’alcool, viene dagli helicobatteri”. E i gatti, che fine faranno i gatti? Non so se arriverà in Italia, nel caso prendetevele queste due ore e mezzo libere (eh si, 2.30).

Ma la vera pazzia cinefila si manifesta sabato. Alla cinémathèque c’è la nuit excentrique: film dalle 9 all’alba. Una notte bianca di pellicola. Vi aspetterete una grande serie di classici imperdibili. No. Non me l’aspettavo nemmeno io. Piuttosto film bizzarri, da vedere stasera o mai più. Certo, ma qui si esagererà. La serata è gestita da gente del sito www.nanarland.com dei fan -leggi maniaci- di film trash (“film mauvais mais sympathiques”). Il responsabile della cinémathèque presenta la serie come guidata da un dadaismo inconsapevole, un surrealismo incosciente. Si procede così: una serie di bande annonce (trailer), degli estratti, un film intero, una pausa. . Dei cocktail sono offerti per tutta la notte. Un cocktail in verità. Il cointreaupolitan: cointreau e cranberry ocean spray più ghiaccio. Un miscuglio dolcissimo, imbevibile.
Prima di iniziare parte un pezzo con Chuck Norris: al tizio che gli intima di fare attenzione a dove mette i piedi, l’eroe replica “metto i piedi dove voglio, e spesso è in faccia”. Urla da stadio in sala, come per il resto della serata, si deve applaudire e urlare la propria approvazione per i dettagli più riprovevoli. Il primo film proiettato è un lungometraggio non finito del ’36, ritrovato senza titolo in cinémathèque. Immaginatevi i sapienti che devono visionare la perla sconosciuta, darle un nome, una vita. Dopo lunghe discussioni si arriva a un compromesso: “la comtesse hashish”. Una storia alla Ed Wood, in cui un capitano di battello italiano dall’aria mussoliniana, Mario detto “droit devant”, viene immischiato in un traffico di droga dall’America. Sono in mare “a dritta, tutto a sinistra” e non c’è un alito di vento. Ma le riprese si fanno oggi, con o senza. Piani sbagliati, espressività minima, clichè di un coraggio impressionante. Mario è l’eroe della pellicola, di una naivetè esilarante, “Tò, la porta è aperta” o “Vogliono avermi, ma non mi avranno”. Non finito significa che probabilmente il produttore ha visionato la pellicola durante la realizzazione (“facciamo che basta così”).
Il secondo film è un capolavoro del ninja movie: “ninja terminator”. Il regista gira film ninja da sempre, a un certo punto capisce che per esportare in occidente ci vogliono anche eroi bianchi, che fare? Semplice: si prendono un film orientale, un film occidentale e li si monta insieme. Voglio dire che i due attori non si vedranno mai, anche se li vediamo agire in storie parallele, cucite insieme con qualche equilibrismo. Da due film ne tira fuori quattro. I due si telefonano pure, e qui lo scenografo merita l’oscar. Se qualcuno di voi nel mondo trova un telefono uguale a quello del tizio baffuto ne pagherò il prezzo in oro. E’ un Garfield che apre gli occhi quando levate la cornetta. Potete immaginare un miglior oggetto di design?






Il cattivo con la parruccona bionda non scherza neppure. Anche qui momenti storici. Tipo: vediamo il killer pronto con il fucile di precisione, arriva una macchina e lei dice “perché non ci fermiamo qui a vedere il paesaggio?” Nel mezzo del niente, il deserto, il luogo con meno paesaggio sulla terra. Esigenze di sceneggiatura: devono fermarsi. Esigenze di budget: si fa con quello che si ha.
Terzo film una produzione italiana alle Filippine: “I predatori di Atlantide”. Un’atlantide freak in cui gira una banda vestita come i guerrieri della notte. Non abbastanza demenziale per ridere, non abbastanza serio per goderselo.
Tra i tre film, dicevo, trailer ed estratti. Un tripudio di esplosioni appena una macchina tocca un masso, gorilla infeltriti che imitano king kong, robot giocattoli con raggi laser al pennarello, computer anni ’80 che dicono “beep”. Si segnalano tra gli altri: l’inseguimento più lento del mondo. Vedete queste due auto che si inseguono ai 20 all’ora, e nelle curve hanno anche il coraggio di montare dei rumori di derapata. Oppure il trailer karaoke, con le frasi che urlano i personaggi all’attacco -e il pubblico- che si illuminano. Mi faccio una cultura di film ninja che mi basterà a vita. E che Tarantino smetta di vantarsi, basta una notte così e di citazioni ne fai quante vuoi. Ci sono pure i nostrani Alvaro Vitali (che visto qui passa) e la Fenech. Volete una serie di titoli? Li metto in francese, i cultori cineasti interessati alle traduzioni chiedano. Blood Freak, Captain America, L’hotesse de Copenhagen -il primo film erotico intelligente- il faut battre le chinois quand il est chaud, Le manoir maudit (qui est cette femme? Qu-est-ce qu’il y a après la porte? Mystère, horreur, le manoir maudit!) le sexe qui chante, Laissez bouger les fesses e su tutti au karate t’as karatake (intraducibile). Alle sei penso sia tutto finito, aspetto la colazione. Ma no, c’è un ultima parte di due ore e mezzo. Ma no, facciamo basta così. Il sottile limite tra pazzia e sadismo. Rientro senza colazione offerta e vado a dormire nemmeno troppo stanco.


Un' ultima raccomandazione: se andate al cinema, questa è la testa dell’uomo dietro al quale non dovete sedervi.

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