Paris is a moveable feast ("Festa mobile" Hemingway). Blog su un erasmus a Parigi.

Saturday, February 04, 2006

31/01 1/02

Seduto alla mia scrivania riminese, “Horses” di Patti Smith in cuffia, guardo fuori dalla finestra il grigio-nebbia-azzurropallido-fumo tipico di questa regione in questo periodo dell’anno. Quando tornerò in Italia dovrò cancellare questo blog per evitare che mi perseguiti come un fantasma. La domanda che potrebbe sussurrarmi all’orecchio, mentre trascina catene di ferro e link, sarebbe allo stesso tempo banale, pressante e inevitabile: “cosa !$”% stai facendo qui?”. Le risposte saranno poche e semplici, pronunciate d’un fiato per battere i dubbi sullo scatto.
Ma adesso posso ancora abbandonarmi al racconto degli ultimi giorni in una città che ritroverò fra poco.

Il 31 mattina riposo e pubblicazione blog. Alle 13 ho appuntamento con Filippo a Saint Paul, giornata fredda, ma cielo alla Hopper. Robert dovrebbe partire questa sera e dovrebbe lasciarmi la sua sim francese, cerchiamo di prendere un appuntamento. Semplice no?
“Alle 14 a saint paul” -ok-
Con Filippo andiamo a mangiare sushi.
“Non ce la faccio, 14.30” -ok-
“15” ¬-ok-
Poi:
“Ho appena scoperto che il mio bus partiva alle 15, non questa sera, vediamoci alle 15.30 dove vuoi”
-Sei irrecuperabile, 15.30 hotel de Ville-
“Non posso prenotare on-line, devo andare là, a stasera”
-a stasera …-
In pratica questo genio dell’organizzazione (puntualità tedesca, rigidità ecc.) si è accorto all’ultimo secondo che il suo bus notturno era un bus pomeridiano. Mi rassegno all’insondabile spirito tedesco e rinvio tutto alla sera.
Camminiamo fino al Luxembourg e riusciamo abbastanza bene nell’impresa di congelarci come il laghetto davanti a noi. Si discute delle limitazioni del cinema, tipo: sta passando un tipo con un cappello da aviatore (quelli con i rigonfiamenti in pelle sulle orecchie), io immagino questa scena in cui dal fondo delle due file di alberi si vede arrivare un biplano stile barone rosso che si dà a inseguire il tipo con dovizia di mitragliatrici. Pensate ai problemi di montare questo su un set. In uno scritto invece basta nominare. Il solo problema è come renderlo visivo. Fortunatamente il gelo ci blocca prima della deriva mentale.
Rientrando passo da Robert per farmi spiegare quello che nemmeno lui sa: come si fa a perdere un bus prenotato da un mese. Impresa seconda solo al perdere un aereo che parte alle 18 a Stansed dopo essere stati in aeroporto dalle 11 di mattina. Non che mi sia successo, per questo non posso dirvi quanto sia scomodo dormire in una sala d’attesa con le gambe su una valigia…
La sera passa al Babel café, vicino a Menilmontant, buona musica e compagnia di quattro nazionalità diverse. Il simposio raggiunge l’apice discutendo dei nomi dei puffi nelle diverse lingue. Silvana, che spezza la monotonia della delegazione italiana, riesce a épater i francesi con una traduzione franco-italiana di “Puffetta”.

Il giorno dopo visita alla Villette con Filippo. Prima di uscire passo da Robert, lo saluto (questa volta pare certo di partire), mi lascia la sua scheda, esco, prendo l’autobus. Provo la mia nuova scheda, certo che ormai nulla potrà fermare la mia reperibilità francese. Tolgo, metto, accendo: “inserez code PIN”. 1 2 3 4. No. 01234. No. Non poteva andare liscia, scrivo a Robert per avere il codice misterioso, ma ci vorranno due giorni. Meglio allora andare all’ Expo su Star Wars e poi a giocare come dei bambini agli esperimenti del museo. Da oggi le nostre impronte e le nostre facce sono inserite nel database dell’expo sulla biometria (e negli archivi di Sarkozy, ovviamente). Ogni sera i dati vengono cancellati (…) ma incontrando le telecamere in metro ci sentiamo come osservati. Addio progetti di attività eversive, crimini senza macchia, delitti perfetti.
Pomeriggio sul canale Saint Martin, in parte ghiacciato. Arrivati a Republique pensiamo di andare a vedere un film. Al “Quartier Latin” c’è “A night at the opera” dei Marx Brothers. In dieci minuti siamo là, a film appena iniziato. Un capolavoro. Uscendo abbiamo entrambi voglia di affettare un salame con l’accetta come Harpo.

La sera sfodero il mio ultimo asso culinario: la crepèrie Josselin a Montparnasse, poi un verre a Nation e ognuno rientra chez soi.

A seguire su questi schermi “La partenza: cronaca comico-grottesca di un rientro ferroviaro in Italia”.

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